martedì 1 luglio 2008

Juno e l'articolo scellerato di Repubblica

Ho scritto quanto segue il giorno dopo aver visto lo splendido film Juno e avendo letto un articolo che condivido assai poco nei toni.

Credo che sia un po' difficile commentare la vicenda raccontata nell'articolo di Zucconi su repubblica (e più seriamente in un articolo del Corriere) senza aver visto quel film.

E' un film bellissimo, tutte le persone con un minimo di maturità dovrebbero vederlo. Leggero, pieno di ironia, ma allo stesso tempo fortissimo, per come affronta il tema della gravidanza indesiderata senza enfasi retorica, con naturalezza. "Fresco" è l'aggettivo che più ricorre nei commenti al film visti su internet.

Purtroppo da noi il film non funziona bene come in America: le ambientazioni e le situazioni sono 100% yankee, lo slang è spesso intraducibile nella fulmineità delle sue battute.

Non è difficile immaginare che Juno possa diventare un'eroina per le adolescenti americane. E' vietato ai minori di 15 anni e guardacaso le ragazze del Massachusset ne hanno 16. Al di là del "patto", chissà quante altre ragazzine si saranno fatte individulamente ispirare da Juno! E, sinceramente, non trovo del tutto brutta la cosa. Sì, a 16 anni è presto; sì, è da irresponsabili farlo per scelta, si deve sapere che un piccolo ha bisogno anche del padre, oltre che della madre. Però forse meglio a 16 che alla media standard attuale delle mamme-nonne 35-40enni! Il corpo umano è fatto in un certo modo e credo che andrebbe assecondato nelle sue fasi.

La vicenda dell'articolo ha uno stretto legame con la poetica di Juno, ovviamente, e per vari motivi. Diventa però insana nell'idea di volontariamente cercare di escludere il padre, tenendosi il bambino (è pur vero che anche il figlio di Juno andrà ad una donna sola, ma solo per una fatalità non prevista).

Quello che però mi preme sottolineare, contestualizzando l'articolo nella nostra mentalità di italiani, è come lo Zucconi, che mi vien voglia di chiamare zuccone, racconti la faccenda. Voglio sottolineare un lapsus freudiano di Zucconi:
storie sentimentali ed edificanti di donne che decidono, anziché abortire come sarebbe stato loro diritto e scelta, di far nascere il bambino e che sono state adottate da movimenti abortisti come materiale di propaganda "per la vita".


Già la frase in sé, fosse anche priva del lapsus, sarebbe da brivido (sottintendendo che sarebbe "diritto e scelta" naturale e corretta della madre quella di abortire, e dando una connotazione negativa al "materiale di propaganda per la vita" - con delle virgolette molto sospette). Ma i movimenti abortisti per la vita? Dove mai si sono visti?? Come potrebbe un giornalista lasciarsi sfuggire una simile castroneria, se la difesa della vita gli stesse minimamente a cuore?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non penso siano in molti ad aspettarsi una reazione seria da Zucconi.

Non conosco la sua carriera ma probabilmente è costellata di allori visto che vive da anni solo di rendite.

Quando stava negli USA scopiazzava la stampa locale pensando (ai tempi di internet!) che nessuno se ne accorgesse. Il Foglio imbastì addirittura una rubrica: Zuppycat. Era una rubrica col testo a fronte. L' artricolo di Z e quello del NYT.

Scopiazzare ed inventare all' impronta puo' andar bene giusto per un vecchio e glorioso giornalista che merita la compassione di tutti. Spero per lui che Zucconi rientri in questa categoria.

In ogni buona famiglia c' è sempre una nonnina a cui viene fatto passare lo straccio della polvere tanto per tenerla impegnata.