martedì 8 luglio 2008

Il rock, il pop, l'Arte

Ric (rispondo qui al tuo commento, vista l'estensione della risposta), so che non è semplice stabilire cosa sia Arte e cosa no. Credo che non ci sia nessuno, tranne qualche matto o patetico provocatore, che possa mettere in discussione che quella di Bach, di Caravaggio, di Dante, di Brunelleschi, sia arte. Al di fuori di quella (ricchissima) vena, quella dell'Arte a 24 carati, c'è un limbo altrettanto ampio, sul confine tra arte ed intrattenimento. Io faccio fatica a stabilire se Blade runner o Star Wars siano arte o no, se lo siano i progetti di Renzo Piano, se lo sia una Ferrari, una buona pizza, il lavoro di un bravo muratore. La famosa "tabellina" è virtuale, non esistono formulette, né esiste un'oggettività nella classificazione. E' lecitissimo che tu possa proporre che Vasco Rossi faccia arte, e che io lo escluda categoricamente. Però questo significa che Vasco Rossi sta in quel limbo, al contrario di Bach. E già lo stare nel limbo per me è motivo sufficiente per cambiare colore al bollino.

L'arte deve nutrire e dare soddisfazione alla mente. Ogni mente ha bisogno di nutrimenti diversi, forse la risposta è tutta lì.

Nota che da sempre sostengo che è difficilissimo valutare la produzione artistica contemporanea. Il tempo è un bel setaccio, che fa sedimentare le cose di minor valore e trattiene quelle migliori. Siamo bombardati, oggi più che mai prima, da proposte innumerevoli. Non è facile valutarle. Oltretutto quelle che arrivano più facilmente sono quelle più easy, più intrattenenti, meno faticose. 30 anni fa, in certi ambienti artistici, era facile sentire persino i più sgamati dire cose come "la musica è morta alla fine dell'Ottocento". Poi però tutto ormai concordano che Stravinski, Messiaen, Duruflé, Ravel e vari altri avevano comunque qualcosa di buono e di nuovo da lasciare. Ci sono anche tanti altri nomi che persistono, ma che difficilmente si troveranno nelle locandine delle stagioni concertistiche. Lo stesso vale per il secondo Novecento, ma tirare fuori i nomi è molto più difficile. Sarà più semplice per i nostri figli. Soprattutto in Italia, dove non c'è proprio spazio per l'arte contemporanea, non ci sono soldi, viene dato sostegno agli immanicati coi politici, non c'è preparazione per gli esecutori. In Inghilterra, negli Stati Uniti, in Germania, l'arte "colta" vive e vegeta. Ci sono cose magnifiche, in mezzo a tanta fuffa, che qui da noi non ci sognamo nemmeno. C'è gente che sa improvvisare così ed ha gli strumenti su cui farlo. Non c'è la muffa che c'è nei nostri conservatori. (A proposito di conservatori, di rock band che si esibiscono nei conservatori o nelle sale da concerto per fortuna non ce n'è molte. Non traggo nessuna conseguenza dal fatto che ciò avvenga, che giustifico con motivazioni economico/commerciali oppure, nei mometi di generosità, come sperimentazioni. Ho il DVD di Björk al Royal Opera House di Londra, magnifica ma innegabilmente fuori luogo. Se penso poi che in queste sale si sono esibite spazzature quali i Deep Purple o Battiato...)


Purtroppo riscontro che abbiamo concezioni abbastanza lontane su cosa vogliamo dalla musica. Gli elementi che chiami "noise", "indisciplinata rumoristica" per me sono disturbo. Sfortunatamente anche la mia già citata Björk negli ultimi album è su questa china. C'è una compostezza, un ordine che è per me necessario nell'Arte. Se è ipotizzabile un isomorfismo tra arte e qualcos'altro, per me c'è tra Arte ed Ordine (stiamo parlando di due concetti astratti, per cui è ovvio che isomorfismo va preso come metafora). Il rumore è caos, disordine, quindi poco artistico, anche se non nego che possa essere usato in modo ordinato (ho in mente una performance degli Stomps cui ho assistito, oppure ancora Björk). Dunque, gli "effetti distorsivi" che mancano nelle partite di Bach (in compenso ricchissime di effetti ritmici e di armonie inusuali), come in tutta la musica precedente l'introduzione degli strumenti elettrofoni, è per me ragione di ordine e quindi di merito. Forse sarò ingenuo nel credere che la produzione dell'arte (non mi spingo a dire la fruizione, per non passare per classista) sia riservata agli spiriti eletti, a quelli più raffinati, e sia preclusa a quelli rozzi che così spesso calcano i palcoscenici rock.

Non credo che sia ingenuo invece cercare nella musica almeno la padronanza del linguaggio da parte dell'autore. La musica è fatta di quattro elementi: melodia, armonia, ritmo, colore (timbro). Questi ci danno ampio spazio di manovra. Possiamo anche giocare a sottrarre, a scarnificare uno o più di questi elementi. Ma vorrei che questo gioco lo giochi chi è maestro del linguaggio, non chi lo fa perché è privo di mezzi. Questo non significa che non possa dare il bollino blu a culture artistiche diverse, che usano linguaggi, tavolozze armoniche, ritmiche, melodiche e timbriche diverse. Ci mancherebbe altro! Anzi, trovo che quello della contaminazione sia un territorio interessantissimo ed ancora in buona parte da esplorare (quello che ha fatto per esempio il grande Bartók).

Il rock però si innesta solo sulla radice della musica occidentale, dalla quale prende pochissimi elementi e con questi costruisce tutto. Linguaggio "povero", dunque (e sull'arte fatta con mezzi poveri sono sempre stato scettico). Nota che trovo ammirevole la ricchezza (in termini quantitativi e qualche rara volta qualitativi) dei risultati che riesce a tirare fuori da questi poveri elementi, ma non si può dire che semplicemente il rock utilizzi un linguaggio diverso dalla musica colta. Sarebbe come dire che Moccia fa arte, che semplicemente usa un linguaggio diverso.

Come ho già detto, la musica "incolta" mi piace, qualche volta anche parecchio, ed ho un discreto numero di dischi. In passato sono stato anch'io tentato di pensare che la musica "colta" fosse qualcosa di sterile, fuori dal tempo, sperimentale, inutile, mentre che l'arte del nostro tempo sia quella che la gente apprezza di più, la musica leggera, il cinema facile, i libri di Camilleri e di Baricco. Poi, certe esperienze mi hanno fatto cambiare radicalmente idea, sebbene un problema di fondo di fruibilità dell'arte contemporanea indubbiamente esiste (in passato l'arte di Bach, di Mozart, di Verdi, sebbene non "popolare", veniva canticchiata anche dal volgo, oggi chi canticchia Xenakis o Ligeti?). Forse un compromesso può essere la strada dell'innesto di stilemi "pop" nella musica colta, com'è avvenuto fruttuosamente col jazz, e sono praticabili anche altri innesti multimediali. Vari artisti contemporanei qualche volta sono riusciti a portare frutti interessanti (anche qui, tristemente, mi vengono in mente solo esempi inglesi ed americani, nomi che da noi non arrivano nemmeno, nessun italiano). Ma il pop è talmente povero che di solito riesce solo ad immiserire tutto quello che tocca.

Dei nomi che hai citato purtroppo non ce n'è uno che mi dica qualcosa. Non conosco tanto, lo ammetto. Forse la mia drasticità in fondo deriva da ignoranza, non lo nego. Qualche volta ho provato a cercare qualcosa di pop fuori dal mainstream. Sfortunatamente le delusioni sono state cocenti. Avrò l'orecchio deformato, non so. Anche provando ad ascoltare qualcuno dei brani linkati nel tuo blog, resisto pochi secondi, mi annoiano e mi disturbano. Il limite nel giudizio complessivo sarà senz'altro mio. I limiti nella padronanza del linguaggio da parte di quella gente, però, oserei dire che sono oggettivi. Se però hai voglia di propormi qualcosa, sarò molto lieto di accostarmici.

Avrei qualcosa da dire anche sui testi della musica pop e sulle loro suggestioni. Ora devo però buttarmi a capofitto nel lavoro. A presto.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Non vale tanto la pena di star lì a stabilire se una certa canzonetta sia o meno arte.

Possiamo ben dire però che se è un bella canzone, contiene senz' altro "qualcosa" di artistico.

Chi l' apprezza per quel "qualcosa" di artistico è un amante dell' arte.

Anche il secondo concerto di Rachmaninov contiene sia arte che "altro", come tutto.

Chi lo ascolta apprezzando solo il mero virtuosismo strumentale non è un amante dell' arte. Magari del circo, ma non dell' arte.

"Arte" è un concetto vago, hai ragione.

Nonostante cio' vale la pena di analizzarlo. Vale inoltre la pena di utilizzarlo nei nostri discorsi. Tu, per esempio, lo utilizzi. Ma questo cosa significa?

Che il nostro linguaggio è pieno di "vaghezze sensate". Queste vaghezze sono il "rumore" di fondo della lingua, in quelle sfumature dai significati indeterminati la lingua "rumoreggia", non puo' essere precisa, determinata.

Eppure sono sfumature essenziali, sono "rumori" che differenziano la nostra espressione dal linguaggio macchina.

Ecco perchè l' Arte, isomorfa, non sarà mai un Ordine ma piuttosto un Linguaggio, e non è certo un Linguaggio Macchina, altrimenti il suo campo semantico sarebbe troppo ristretto, lo abbiamo appena visto osservando le ricchezze che elementi indefinibili portano al nostro linguaggio naturale.

Non per niente l' elemento sonoro indeterminato è parte dell' arte musicale oggi.

Opporsi ad una simile conclusione darebbe come non considerare scientifico un modello in cui compaiono grandezze indeterminate: ma tutta la fisica moderna è piena di indeterminazioni e deve ricorrere al calcolo statistico. Non parliamo poi delle altre scienze. Ovvio poi che l' indeterminazione deve subire un trattamento creativo e ordinato.

Dire che l' arte pittorica si fonda sul colore, sul punto e sulla linea, puo' andar bene per un' infarinatura didattica ma è un po' semplicistico: i segni sgocciolati mettono Jakson Pollock fuori dalla storia dell' arte? Le concrezioni materiche sulla tela escludono Antoni Tapies? E dei sacchi di burri, che ce ne facciamo, li buttiamo al di fuori dell' arte? Mi limito a trarre domande paradossali a cui solo un matto o un provocatore rispnderebbe in modo affermativo.

Anche dire che l' ARTE musicale si fonda su armonia, melodia... dopo il Novecento non ha più molto senso, è solo un buon espediente didattico tanto per non mettere troppa carne al fuoco e confondere chi deve essere introdotto alla disciplina.

Ci sono poi musiche originate dal Rock e dal Jazz, che sono, secondo me, arte a tutto tondo. Anzi, probabilmente sono l' arte musicale di oggi in quanto alla dovuta complessità linguistica uniscono una freschezza immediata.

Bisogna però uscire dal mondo delle classifiche commerciali prendendo le distanze da Bjork, U2,Vasco Rossi, Queen eccetera.

Qualche nome: Ground Zero, After Dinner, Nin La Quan, Michel Cotè, This Heat, Bobby Previte, Jim Meneses, Ikue Mori, Aksak Maboul, Lar Hollmer, Guy Klucevesek, Bratko Bibic, Glenn Branca, Tortoise, Cassiber, Heiner Goebbles... Anche gli italiani sono molti, certo che se s' identifica il rock solo con chi va in classifica o fa le colonne sonore ai film che vediamo al cine, si perde il lato realmente artistico di questa musica.

Puoi citarmi una decina di AUTORI che hanno operato tra gli anni ottanta ed oggi, a cui sei particolarmente affezionato, che collezioni e la cui musica consideri pura arte, magari non sempre eccelsa ma arte a tutto tondo?

Forse è meglio fare esempi concreti e sapere a cosa ci si riferisce quando si danno certi giudizi. Tanto per capire se sotto c' è un' idea coltivata sul campo o solo un certo conservatorismo difensivo. Io, per esempio, quando dico che i derivati della musica rock hanno spesso pari complessità linguistica rispetto alla musica colta (Bussotti, Clementi, Evangelisti, Sciarrino... già molto più complessa rispetto all' ottocento accademico) ho fatto dei nomi (che tra l' altro spesso collaborano con i Xenaxis o gli Andriessen) e ne potrei fare altri cento.

Infatti, dire che l' arte è morta è per me un po' assurdo. Penso che ci sia mooolta più arte oggi che ieri, questo a volte crea spaesamento e la tentazione di rifugiarsi nel grembo di qualche mostro sacro universalmente riconosciuto.

Ed è logico che l' arte abbondi oggi più di ieri. Ieri l' artista era perlopiù un imprenditore neanche molto libero (basterebbe leggere le lettere di Mozart o di Michelangelo), sempre alla ricerca di commissioni e di farsi pagare; spesso in quell' artigianato c' era del genio puro, chi lo nega. Oggi è ben diverso, il numero di coloro che possono dedicare interi anni alla pura creazione artistica è cresciuto di molto. Musica compresa.

davidthegray ha detto...

Bene, nonostante in fondo mi dispiaccia essere così in disaccordo, sono felice di vedere che manifestiamo apertamente un dissenso così radicale. Ci sono dei punti di contatto, ma sulla sostanza siamo molto distanti.



Ho appena finito di vedere “Il diavolo veste Prada”. Carino, a tratti trascinante e commovente. C’è senz’altro dell’arte in quello, dell’arte negli abiti che vi sono esibiti, dell’arte nell’ottima recitazione di Maryl Streep. C’è dell’arte nel software che stiamo usando, nel tavolo su cui è appoggiato il mio computer. Tutto frutto di scelte estetiche e funzionali, di esperienza di artigiani e dell’intelligenza di ingegneri. Ma c’è un qualcosa di più, difficile da definire, che non ne fa opere d’Arte ai miei occhi. Va bene, farà ridere questa idea, ma sarà presuntuosa, sarà ingenua. E’ il frutto del mio vissuto, del mettere le mani in pasta per anni, del cimentarmi ad interpretare l’arte e qualche volta anche a crearla.



L’arte non è un Linguaggio, ma usa un Linguaggio. Non è Ordine, ma riflette un Ordine. Il nostro linguaggio non è più indeterminato oggi di quanto lo fosse un secolo fa, quando non si sentiva una grande esigenza di indefinito nell’arte. E l’indefinito, materia da sempre dell’arte, è sempre stato imbrigliato, e anche la scienza si propone di imbrigliarlo, sebbene per fortuna la scienza migliore è in grado di riconoscere i suoi limiti, o vi è costretta con la forza. Ma quali sono i limiti dell’arte?



Pensa che quando ho scritto la risposta precedente sono stato lì lì per citare Pollock. Poi l’ho rimandato per lo scritto più coerente che ho in mente sull’arte, che spero di riuscire a mettere in ordine nel weekend a Merano, tra una sauna ed un bagno termale, anche se ho sempre meno voglia, visto che ne sto anticipando i contenuti in continuazione. C’è ordine in Pollock, nonostante tratti la materia disordinata. Il brutto, il disordinato non sono preclusi all’arte, nella mia idea estetica! Non sono preclusi come soggetto, come materia da trattare. Ma sono proibiti come linguaggio, poiché l’arte si esprime attraverso il bello. Ecco perché ti invitavo ad ascoltare attentamente quel “Kreuzigen!” della Passione.



A questo punto forse si tratta di stabilire se io sia pazzo o sia provocatore, perché comunque Pollock e Burri e il mio compaesano Fontana non sono ancora convinto che meritino il bollino blu. Insomma, preferisco darlo a loro che a gran parte dell’immondizia (spesso in senso letterale) che riempie i musei d’arte moderna di mezzo mondo, ma di accostarli a Raffaello e Caravaggio proprio non me la sento.



Poiché sono ignorante, l’ho ammesso, di fronte all’immensità del palcoscenico contemporaneo, non pretendo di rivelare delle Verità. La sfilza di nomi che mi proponi, ancora una volta, non mi dice niente. Vado a cercarli. Con ordine. Ground Zero: troppi riferimenti al WTC, non trovo nulla di musicale. After Dinner: Sepia-ture. Non mi sembra nulla di originale, la voce non è nulla di che, ovviamente non è coltivata, ça va sans dire. Il linguaggio è già noto, un ritmo di rumba con giri di accordi ripetuti. L’armonia, nulla di nuovo. La melodia banaluccia. Il testo pare giapponese, comunque stiamo parlando di musica, del testo può non fregarcene nulla. Nin Le Quan: trovo qualche riferimento (per esempio sul sito di questo flautista), ma niente musica su internet. Michel Coté: qualche riferimento ad un attore, ma di musicisti nisba, nemmeno su Amazon. This heat: c’è un live su youtube. Mi sembra una banda di dilettanti allo sbaraglio, rimpiango immediatamente gli After Dinner! 3 minuti e sono costretto ad interrompere. Bobby Previte, Versificator: torniamo a qualcosa di almeno ascoltabile, ma ripetitivo. Una via di mezzo tra Joe Jackson e Carlos Santana, con i difetti di entrambi moltiplicati tra loro. Devo interrompere per noia. Gli do una seconda chance, Airstrip one. Mi sa di già sentito, non riesce ad appassionarmi fino in fondo, benché sia più interessante dell’altro. Sì, è qualcosa che potrei mettere nella discoteca ed ascoltare ogni tanto.



Sono liquidatorio? Lo so. Che ci vuoi fare, non è da ieri che ci conosciamo. Anche tu sei liquidatorio mica male, quando releghi i Pink Floyd e Björk in secondo piano rispetto a certa roba da scantinati. E’ pienamente nostro diritto esserlo, credo. No, non posso citarti nessun autore tra gli 80 ed oggi su cui non abbia riserve, almeno non tra quelli che conosci. Ti posso dire che varie cose di Massimo Berzolla, di Alfonso Caiani, di Paul Halley, di Joachim Blume, di Bruno Bettinelli le ho trovate interessantissime e probabilmente (qualche volta sicuramente) degne di lasciare un segno, ma sono amici o amici di amici, chissà quanti altri ce ne sono. In Italia l’ambiente è asfittico, chi ha doti non emerge ed alla fine o emigra o fa altro. L’ambiente rock l’ho bazzicato, ho anche suonato, divertendomi parecchio, con un cantautore dotato (vedo che c’è anche qualche traccia di me in questo sito, pensa te!; Marcello è davvero bravo con la chitarra, ed il fratello è un mago del basso) oltre che con altri gruppi più “standard”. Divertimento, intrattenimento, suggestioni. Se cerchiamo questo nell’arte, allora abbiamo di fronte davvero un mondo immenso. Ma abbiamo un mondo comunque sufficientemente vasto anche restringendo il campo e non avendo paura di dire che certa roba è arte con la maiuscola, e certa altra non è che inutile spazzatura (per esempio Bussotti, Sciarrino, Stockhausen e Luigi Nono).

Non è la “complessità linguistica” a fare grande un’opera, e c’è spazio alla sperimentazione per tutti. Il senso del “bello” evolve e muta, ma il brutto programmatico non può che restare brutto.

Credo di avere le carte in regola per affermare di avere idee vere, non conservatorismo difensivo. Le mie ricerchine le ho fatte, e la materia musicale l’ho studiata a fondo. Andavo ad ascoltare conferenze sulla "musica concreta" quando avevo 13 anni. Ma la tua affermazione che contesto più radicalmente, che davvero mi crea dentro un disturbo, è l’ultima. Nelle mie note che spero di organizzare è uno dei punti chiave. Non esiste arte “pura”, non legata ad una “commissione”. Forse il male contemporaneo più grande nell’arte è proprio questo. Gli ambiziosi autoproclamati artisti sono slegati dall’avere un fine pratico per le loro “opere”. Questo forse perché nessuno vuole le loro “opere”. Al massimo, qualche radio o qualche conservatorio gli commissiona un pezzo per pietà, e qualche volta riesce anche ad imbroccare un artista vero. L’arte ha sempre avuto un fine pratico, e questo l’ha sempre nobilitata.



L’arte oggi non è per niente morta, ma non ce n’è affatto più che ieri. Purtroppo oggi è molto più difficile di ieri estrarre l’arte dalla brodaglia, poiché molta arte non riesce nemmeno ad arrivare alle orecchie giuste per avere il successo che meriterebbe. Il tempo dirà.

Una serie di citazioni, ora. Ti lascio indovinare di chi.

Grandi scrittori - I grandi scrittori sono in continuo aumento. Quelli che scarseggiano sono gli scrittori.

Talento e tecnica - La fretta, anzi la voluttà, con cui si antepone il talento allo studio, al lavoro, alla pazienza. “Il talento non si insegna!” sento proclamare alla televisione, con orgoglio collettivo, dal grillo di turno. “Invece che di tecnica parliamo di talento!” Liquidando così l’unica cosa che possono acquisire. Come se avessero l’altra!

La crisi del romanzo - Leggo su “Panorama” in un articolo di Claudio Serra, dedicato alla crisi della cucina francese, la risposta di Gianfranco Vissani, definito il più sperimentale cuoco d’Italia:
“La crisi della cucina francese mi ricorda la crisi del romanzo. Una storia ricorrente. Poi arriva qualcuno che se ne infischia dei generi e delle classificazioni letterarie. Sforna un capolavoro. Applausi universali. E si ricomincia daccapo”.
Non allarmiamoci, è solo il parere di un cuoco.

A domani!

Anonimo ha detto...

Dici che il nostro linguaggio "non è più indeterminato di quanto lo fosse un secolo fa quando non si sentiva l' esigenza...".

Neanche Newton sentiva di dover formalizzare le indeterminazioni.

Ma l' uomo di oggi (sia lo scienziato che l' artista) sente impellente questa esigenza.

Un artista ancora fermo a schemi e sensibilità di secoli fa non adempie al suo compito. Sarebbe come uno scienziato che si è perso gli sviluppi dell' ultimo secolo: inadeguato. Sarebbe uno storico dell' arte (dellsa scienza), non un artista (scienziato).

Bobby Previte un pallido emulo di Joe Jackson? Charles Hayword (quasi mezzo secolo di concerti in tutto il mondo e nelle più varie formazioni), un dilettante allo sbaraglio? I giapponesi che non coltivano le loro voci (vorresti farli cantare come la Callas?)? Mi sa che il tentativo di recuperare un trentennio di musica con un giro di dieci minuti su you tube non ha molte chance; velleitario anche solo pretendere di trovarla quella musica in internet.

Anche perchè, ho visto, su you tube trovi robetta da tre minuti e mezzo, spesso i frammenti più fruibili dalla massa, e con una qualità sonora scadente.

Io, di Bjork e Pink Floyd, ho detto che era gente da Hit Parade, cosa verissima, i loro dischi vanno regolarmente in classifica, non è certo offensivo. Oltretutto lo dico possedendo dischi di Bjork e, soprattutto, dei PF; considero Ummagumma un grande disco, c' è molta arte lì dentro.

Tu ritieni che l' arte più autentica dell' ultimo quarto di secolo riposi su Massimo Berzolla, Alfonso Caiani, Paul Halley... Devo ammettere che non li conosco e non li voglio nemmeno giudicare da un ascolto rapido - (alle piano song di PH predico un radioso futuro, visto che vanno tanto di moda gli Allevi e gli Einaudi. Se uno volesse provocare direbbe di preferire Elton John, mi limito a dire che c' è più "complessità" nella partitura (prova a scriverla) dei primi quindici secondi di chitarra elettrica sincopata che introducono il Previte - ma il rock non era una musica semplicistica?).

Poi butti nel monezzaio Sciarrino, Stockhausen, Boulez... E nel pre-monezzaio ci metti anche Burri, Fontana e Pollock.

Secondo me tu non giudichi negativamente il lavoro di questo o quello, molto più semplicemente rifiuti i linguaggi contemporanei dell' arte attendendo fantomatici "bollini blu". C' è il rischio che qualcosa ci piaccia per i suoi bolli più che per la sua bellezza. I mezzi per ingannare noi stessi non mancano.

Un po' ti tradisci prendendo di mira, non solo la musica di oggi, ma anche quelle che ormai potremmo considerare "avanguardia storica".

Ma davvero c' è in giro qualcuno che pensa che Sciarrino, Stock., Bussotti, Boulez, Pousser... non siano l' arte? Che Burri, Fontana, Pollock, non siano l' arte pittorica dell' ultimo mezzo secolo? A me non risulta. Sparirebbe l' arte nel novecento.

Personalmente sono critico su molti lavori di uno Stock, l' ho già detto, tuttavia lo considero, volente o nolente, centrale nella storia della musica contemporanea e dell' Arte contemporanea.

Per Joyce e Proust è arrivato il bollino blu? E per Celine? E per Marcel Duchamp? E per Toti Scialoja? E per Camillo Togni?

Il bello è che questi artisti sono molto più "puri" di un Raffaello.

Quest' ultimo esce dall' artigianato, era imprenditore di se stesso, curava la propria contabilità, la contrattualistica, la riscossione dei crediti... I primi invece vivono una vita concentrati quasi esclusivamente sulla loro arte, la pensano continuamente, spesso con una conoscenza della storia dell' arte incomparabile rispetto ai loro predecessori, con una tecnica di gran lunga superiore ai loro predecessori (un Brian Ferneyhough ti scrive fughe a più voci a ripetizione con la mano sinistra, ma nelle sue opere non le mette, non le ritiene "arte").

PS Purtroppo di Nin La Quan non ho trovato nulla, è un grande batterista, lavora costantemente con Xenaxis. Invece ho scovato un sito canadese dove puoi ascoltare dei frammenti del rocker Michel Cotè, insieme a lui ci sono un altra cinquantina di musicisti di estrazione simile, con parecchi mp3 sample per farsi un' idea, ma ricordati, è arte, l' arte musicale di oggi, non intrattenimento: http://www.actuellecd.com/fr/artistes/compositeurs/vedette/ - e mi sa che faccio pure qualche ordine.

davidthegray ha detto...

Ric, te l'ho detto che sarei passato per liquidatorio e presuntuoso, accetto il tuo "velleitario" di buon grado. La mia presunzione si spinge al punto di ritenere infinitamente più mainstream le tue posizioni che le mie. E trovo molto liquidatori i tuoi toni sulla musica da hot parade. Ho amici GRANDI musicisti che hanno in casa dischi di Madonna, ce li ho anch'io e l'ascolto qualche volta con diletto. Tutto sta a dare ad ogni cosa il suo valore.

C'è roba che per me, PER ME, è pronta per il bidone della monnezza. In quella che ha la pretesa di essere arte come in quella che si accotenta di essere intrattenimento. Mi sono vergognato di essere italiano quando ho assistito ad una "performance" di Sylvano Bussotti all'opera di Francoforte. Davvero, non credo di dover recuperare mezzo secolo di musica anche se non mi sono riempito la casa e le orecchie di porcherie irritanti. E non ci vogliono più di 3 minuti ad un orecchio allenato per distinguere il bello dal brutto, pur con la soggettività che queste classificazioni necessariamente hanno.

Ho davvero avuto parecchie esperienze di incontro con l'arte di oggi. Con la danza, con il teatro, con la pittura, con la scultura, con la letteratura, con la multimedialità. Anche interessanti. Molto interessanti. Molto interessante è per esempio il video sul murales in slow motion argentino che hai inserito nel tuo blog. Buon intrattenimento, esperimento interessante, emozionante. Bello? No, non per me. Niente bollino, mi spiace, per quanto la cosa possa farti incazzare.

La musica di Gaston Litaize o di Messiaen o di Niccolò castiglioni, per citare qualcuno più noto di quelli che ho indicato prima (quando mai ho detto che l'arte di oggi riposa [riposa???? questa è grossissima!!] su di loro, e su PH ho in complesso grosse riserve anch'io, sebbene ne invidi le capacità), va un po' oltre l'avanguardia. Ho suonato personalmente brani di autori contemporanei di valore, anche gente nota. Poco, per vari motivi (tra cui il fatto che la SIAE in Italia impedisce l'esecuzione della musica recente), ma qualche decina di nomi li ho affrontati, qualche volta con grande soddisfazione. Ripeto, fare listarelle lascia il tempo che trova. Il tempo farà il setaccio, io stesso suonandoli non sapevo valutarne l'effettivo valore.

La Musica con la maiuscola, l'Arte col bollino blu si autoimpone, non ha bisogno di didascalie, di spiegazioni, di contesti. L'Arte con la maiuscola assorbe il contesto e lo fa suo, prosegue da dove l'Arte precedente ha portato il testimone, non ripete, innova. Le partiture di Previte si scrivono con quattro note. L'interpretazione no, ma nemmeno quella delle sonatine di Mozart, infinitamente più complesse e strutturate, se è per quello.

Forse il tuo equivoco sta nel definire "pre-monnezzaio" l'area che per me è sfumata. Se sono disposto a buttare immediatamente certa roba, a quella cui non attribuisco facilmente il bollino blu (enorme, molto più vasta di quella che getto senza esitazioni nel cestino, tra cui Einaudi) do comunque un valore. Non mi convince fino in fondo. Ci sono parti di Ummagumma e di Atom Earth Mother che trovo decisamente brutte, altre che invece mi dicono qualcosa. Non li butto, anzi ogni tanto li ascolto.

Infine, mai e poi mai ho negato che oggi si faccia arte. Non ho mai negato che Pollock abbia fatto arte, sinceramente a dirla tutta non ho nemmeno la competenza tecnica per dare il bollino blu in quella materia, in cui sono solo uno spettatore in grado di dire la sua come un piffero qualunque, per quanto attento. Ho solo detto che accanto a certi nomi trovo che stia un po' a fatica, ma potrebbe benissimo starci. Non nego che Bussotti sia arte per qualcuno. Non lo è per me, non lo è per molti. E c'è una certa differenza rispetto al luogo comune che voleva anche Bach e Mozart discussi tra i loro contemporanei. Nessun loro collega ne avrebbe messo in discussione il valore, se non per gelosia. Io di Bach oggi non ne vedo in giro, ma sono fermamente convinto che esistano, semplicemente che non emergano. Non tutte le sale da concerto in cui si fa musica contemporanea vanno deserte. Nel duomo di Colonia mi sono seduto per terra ad ascoltare un affascinante concerto per organo e percussioni. Ed era Arte, roba che non aveva buttato a mare secoli di accumulo di esperienze per rifugiarsi nel comodo rifugio di un'"indeterminazione", un'ingenua "purezza" in cui anche i più somari trovano la loro ragione d'essere!

Anonimo ha detto...

Non capisco bene come tu possa trovare "liquidatorio" il fatto che io dica che ogni uscita dei PF è una hit sicura. A parte il fatto che la cosa è oggettiva (basta consultare billboard), sono io che difendo il lato artistico della musica popolare contemporanea, mica tu. Quindi posso dire cio' che ho detto senza essere liquidatorio.

Anche i Beatles facevano una musica molto commerciale. Non li liquido di certo perchè per me, è chiaro dalle posizioni che abbiamo preso, tutto cio' puo' convivere anche con dei contenuti artistici.
Previte? Di note quella chitarra nel suo riff iniziale ne suona almeno 10 e le ripete in combinazioni variabili. Ma non si tratta del numero di note, si tratta del ritmo fratturato (non penso che Mozart possa nemmeno concepire sincopi del genere, vogliamo chiamarla complessità ritmica?).

Litaize purtroppo non lo conosco, mentre Castiglioni aveva già detto praticamente tutto a metà degli anni 70. Con Messiaen poi si va ancora più indietro. Non mi sembra dunque che ci si concentri molto sull’ ultimo quarto di secolo.
Scusa se sono pignolo, ma il mio sospetto è che tu, molto semplicemente, non ami lo SPECIFICO della musica contemporanea. O pensi davvero che il “Bach” di oggi, dell’ epoca di internet, stia scrivendo e suonando la sua musica di nascosto da tutti e che la sua identità si svelerà tra qualche secolo? In fondo, l’ hai capito anche tu, l’ accusa che ti faccio (tra mille virgolette, magari è un merito) è di avere un’ ostilità verso la musica contemporanea, per lo specifico della musica contemporanea, e non verso certi autori.
Io non lo penso affatto che il Bach di oggi abbia passato l’ ultimo quarto di secolo nascosto da qualche parte. La comunità dei critici professionisti, lavora sodo, molto più che nei secoli passati, quando neanche esisteva.
E’ una marea di gente, preparata, che passa le giornate ad ascoltare tutto, avida di novità. Cio’ che di buono è uscito dai cantieri dell’ arte è già stato più o meno individuato. Poi ci si divide, le classifiche divergono, ma la selezione di fondo è già stata fatta.

Quanto a questo è vero, probabilmente sono più conformista di te, nel mio piccolissimo approfondimento non voglio partire dal nulla, dal vioto spinto del mio gusto innato, non ne avrei neanche il tempo e i mezzi, cerco di coniugare le mie impressioni con i consensi che già esistono nella comunità dei critici professionali e degli artisti. In fondo per me cio’ che dice l’ esperto conta.

Se approfondisco il lavoro di Jean Derome, di Rene Lussier o di Fred Frith (vedi link) è perché, oltre al mio gusto, tengo presente che la comunità dei critici ha da tempo raggiunto un suo equilibrio indicando quel lavoro come interessante e di valore. Se qualcosa mi piace a pelle ma ne constato la bocciatura ci penso dieci volte, mi indirizzo altrove per non perdere tempo. Non ne ho all’ infinito.

Esempio, la comunità della critica ha da sempre considerato il lavoro di Bussotti complesso e degno di analisi, sulla sua musica sono stati scritti libri e libri, qualcuno l’ ho letto persino io. Non mi far difendere chi non voglio difendere (non lo ascolto da 5/6 anni anche se ho diversi dischi – ricordo dei bei soli per il flauto basso di Fabbriciani – inoltre mi sembra di capire che tu sia amareggiato per il Bussotti scenografo, che non conosco)… ma estrometterlo dal mondo dell’ arte, più che un giudizio di gusto sembra un voler fare piazza pulita dell’ arte contemporanea.

[… oltretutto Bussotti è uno degli autori più legati alla nostra tradizione, persino a quella popolare del melodramma…]

P.S. ho fatto un post nel mio sito che riguarda questi argomenti, poi ne ho fatto un altro per inserire qualcosa di La Quan e Ground Zero (roba da collezionisti, come hai potuto constatare non rintracciando niente in rete).

davidthegray ha detto...

Ric, vorrei che capissi che quando cito qualche nome mi riferisco ad i primi esempi che mi passano per la mente, non trarre particolari conseguenze se cito un nome piuttosto che un altro.
I critici. Woody Allen li ha liquidati con una splendida definizione. Eunuchi. So che anche questo ti urterà parecchio, ma te lo devo dire. Un critico può ascoltare musica dal mattino alla sera eppure non avere la più pallida idea di cosa sia la musica. Massimo Mila scriveva che mettersi a suonicchiare al piano una sonata di Beethoven, per quanto male, vale più che leggere tonnellate di critica musicale. E’ così. Lascia perdere i critici e dai retta alle tue orecchie, non agli “esperti” che poi mi piacerebbe sapere da chi hanno avuto quella patente, esperti delle parole ma che se si azzardano a suonare scappano tutti. Se qualcosa ti piace a pelle, prima di passare oltre, ripensaci. Magari poi passerai oltre comunque, ma perché l’hai deciso tu, non uno che magari non sa distinguere Palestrina da Monteverdi ma decide cosa deve passare e cosa no tra gli autori contemporanei.
Questo, ovviamente, vale per tutti i campi dell’arte. Ti posso assicurare che di musicisti veri ne conosco tanti. Gente che la musica l’ha studiata davvero, non si è improvvisata. Gente che ha approfondito con corsi tenuti dai più grandi esecutori e compositori contemporanei. Gente che ha studiato con Maire Claire Alain, con Olivier Latry, con Michel Bouvard, con Bruno Bettinelli (che ha scritto cose somme anche nell’ultimo quarto di secolo), con Alberto Mozzati, con Lorenzo Ghielmi. Gente che ha avuto la foto pubblicata sul New York Times, oltre che sulle riviste specialistiche, per le sue interpretazioni, anche di musica contemporanea, verso la quale non ho proprio nessun’ostilità. Purché sia musica, fatta da gente che la materia la conosce, l’ha studiata, ha fatto proprio il testamento dei grandi che l’hanno preceduta, per farne una sintesi e spingersi oltre, come hanno fatto Monteverdi, Bach, Purcell, Haydn, Beethoven, Brahms, Mendelssohn, Franck, Reger, Poulenc, Ravel, Debussy, Bartok, Messiaen e tutti gli altri sommi nomi di cui si parlerà ancora tra 20000 anni. Stai scrivendo ad uno che in terza media avrà ascoltato il Gesang der Jünglinge almeno 50 volte, altro che ad un prevenuto nei confronti dell’arte contemporanea! Parla con quegli interpreti (quelli ancora vivi ovviamente), chiedigli cosa ne pensano del rock, chiedi a loro cos’è lo “specifico” della musica contemporanea. Però ti prego, non metterti a fare paragoni tra Previte e Mozart davanti a loro, potrebbero reagire davvero male (una volta ovviamente che avessero ascoltato Previte). Ti ripeto, i dischi magari qualcuno (specialmente in gioventù) se li è anche ascoltati. Ma ad un certo punto lasci perdere, capisci che lì dentro non c’è nulla che valga il tempo che perdi con loro. Ci sono magari, nei casi migliori, quei talenti senza tecnica, su cui Pontiggia ironizza magistralmente. Ma quando mi dici che la musica non è fatta da melodia, armonia, ritmo e timbro, scusa, mi viene seriamente da dubitare che tu abbia una seppure minima competenza in materia. Te lo dico con rammarico, sapendo che queste parole potranno farti male, oppure che ti spingeranno ancora di più a considerare me un incompetente. Però io mi sono sudato un diploma in organo e composizione organistica, prima di fare certe affermazioni, ed ho approfondito personalmente con un po’ dei nomi che ho appena citato.
E poi, continui a dirmi che con “musica contemporanea” intendi quella degli ultimi 25 anni (perché, poi? 25 anni fa eravamo negli anni ’70, non meno remoti dei ’60 o dei ’30 credo). Ma cosa c’è nella musica che citi che non c’era già in Jimi Hendrix? Ben poco. Molto di più c’è nel brano che Alfonso Caiani ha scritto per il mio matrimonio, ti assicuro! La prossima volta che ci vediamo, spero presto, te lo faccio ascoltare. Spero presto perché a questo punto sarebbe meglio chiacchierare di persona di queste cose, perché scriverne purtroppo può farmi trascendere in sgradevolezza senza intenzione, dato che la musica è per me davvero vitale e vedere che sia dato un seppur minimo valore al di là del facile intrattenimento (che può anche dare una partita di calcio oppure un programma di Bonolis) alle banalità di Vasco Rossi o Paolo Conte . Ancora una volta, davvero, in tutta sincerità, odio essere così sgradevole, dovrei ammorbidire i toni, ma certe cose per me sono al limite della blasfemia.
Comunque ti ringrazio per i brani che hai indicato, domani li ascolterò senz’altro. Queste nostre discussioni mi servono, se non altro per rafforzare principi che, non essendo più rinfrescati con la foga giovanile, altrimenti rischiano di affievolirsi con gli anni.
(Ah, non ricordo bene il titolo del lavoro che Bussotti aveva presentato a Francoforte, aveva a che fare con fauni e silfidi, sicuramente ho ancora in giro il programma. L’esecuzione era seguita dalla sinfonia fantastica di Berlioz, che non ti dico con quanto sollievo è stata accolta!)
PS: stasera ho avuto la desolantissima esperienza di entrare in una libreria. Tonnellate di libri che mi faceva schifo solo l’idea di sfiorare. Eppure chissà quanti critici ne tessono le lodi! Ci sarà qualcosa di valore in quel mare, ma come tirarlo fuori? Spendendo 17 euro per tentare la roulette ogni volta, con la quasi certezza della delusione? Affidarsi agli eunuchi prezzolati? M’è capitato sott’occhi un libercolo di Allevi, che citavi (e non avevo mai sentito nominare). Se ti capita, leggine qualche pagina. E’ un vero spasso!
Dopo di che mi sono visto l’ultimo Hulk, che mi ha messo di buon umore. Non ricordo un film così brutto da anni, eppure mi ha riconvinto di quanto importante sia riconoscere l’evidenza del brutto, senza cercargli giustificazioni. Tutto sommato anche il brutto, ogni tanto, è utile per ricordare il valore del bello. Forse quelle due ore non sono state del tutto sprecate.
‘notte!

davidthegray ha detto...

PS: 25 anni fa eravamo negli '80, l'ora tarda ed i postumi da Hulk devono avermi rintontito un pochetto!!

Anonimo ha detto...

Non sei un po’ liquidatorio nei confronti dell’ esperto? Secondo me sì. Ma guarda che non mi offendo, non appartengo alla categoria.

In genere però l’ esperto, almeno dal punto di vista delle titolazioni, ha le carte in regola, spesso è anche compositore, mi viene in mente Giacomo Manzoni.

Mi parli di Massimo Mila, ma anche lui appartiene alla categoria. Io poi citavo il Gould critico (che qualcosa l’ ha anche strimpellata).

Mi parli di gente che ha avuto la foto pubblicata sul NYT ma io ti parlo del critico musicale che scrive ogni giorno sul NYT…

Lorenzo Ghielmi? Ma non è il fratello di Vittorio, il violista da gamba. Ho da qualche mese acquistato il suo ultimo disco Winter Winter, anche perché ospitava il violoncellista jazz/rock (un prodigioso monello dell’ improvvisazione) Ernst Reijseger che dava molto sale al tutto. I conti tornano.

Un ultima cosa, non voglio certo fare paragoni tra Mozart e Previte (a proposito di NYT, recensito più volte entusiasticamente su quel giornale http://en.wikipedia.org/wiki/Bobby_Previte#cite_note-4) se non su un passaggio ben preciso che riguardava un elemento ritmico e per dire altre cose. Anche perché il secondo usa un linguaggio specifico del suo tempo e si riferisce ad una tradizione differente.

I paragoni vengono molto meglio con chi oggi suona e ascolta come se fosse rimasto tutto fermo da secoli.

Non per non creare equivoci: Previte era uno dei tanti (di lui ho un solo disco di musica sul Circo acquistato 15 anni fa e mi era piaciuto), te ne ho elencati una trentina, se me ne chiedi altri cinquanta te li elenco. Mi servivano per indicare un MILIEU extraaccademico inaspettato e ricco di idee che gli "esperti" di cui diffidi segnalavano come fecondo e che io trovavo tale. Lo stesso miliueu a cui attinge Vittorio Ghielmi per vitalizzare i suoi dischi. Ma è una cosa normalissima… esempio, leggo sul giornale che tra qualche giorno inizia il Sound Res a Lecce, ospite d’ onore un' icona della musica del novecento americana, Terry Riley (suoi i salmi che fanno da sigla a uomini e Profeti), con chi collabora? Da chi farà suonare la sua vecchia musica? Per chi scriverà la sua nuova musica? Con, da e per… i Bang on a Can All Stars, una band rock! Ovviamente si tratta di art/rock, una musica colta, suonata da musicisti dalla tecnica notevolee (probabilmente oggi Robert Black è uno dei contrabbassisti più importanti in circolazione), insomma gente in grado di capire senza sforzi lo spirito e lo specifico dell’ arte di oggi e con tutte le carte in regola, soprattutto l' energia, per eseguirla senza imbalsamarla.

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio degli stimoli, la discussione feconda mi porta ad aggiungere una prop9 (da sempre pensata ma emersa grazie al dibattito:

... l' arte si giudica sulla base degli effetti che produce e non sulla base delle tecniche necessarie a produrla. Ovvero, per il giudizio estetico conta solo cio' che sta davanti al sipario.


Dici: "l' arte musicale è fondata su melodia, armonia..."

Autentici artisti come: David Shea, Bob Ostertag, Otomo Yoshide, Cristian Marclay... che pruducono le loro musiche solo attraverso fonti pre registrate non sono forse musicisti?

Eppure nessuno lo metterebbe in dubbio, producono le loro opere che vengono suonate nei luoghi canonici della musica, sale da concerto conservatori, tutti i musicisti fanno a gara per assicurarsi la loro collaborazione.

Forse c' è qualcosa da aggiornare nella definizione di arte musicale (cosa che comunque ai musicisti non interessa affatto).

davidthegray ha detto...

prop9: La tecnica necessaria per produrla (non so se ti riferisci alla composizione o all'esecuzione, che sono due esperienze completamente disgiunte, entrambe artistiche ma con caratteristiche molto diverse) è ovvio che non deve essere giudicata. Vanno giudicati i risultati. La capacità tecnica del compositore e dell'esecutore/degli esecutori sono ovviamente ben visibili davanti al sipario. La prop9 quindi è accettabile, benché dica un'ovvietà.


"Autentici" artisti sempre secondo i soliti critici di cui sopra? Va beh! Ho citato le recensioni di NYT non perché abbia stima dei suoi critici, che in quanto tali eunuchi sono ed eunuchi restano, ma per dire che non sto parlando di gente che sta nelle sue cantine a fare la retroguardia. Lorenzo Ghielmi è un grande violista specializzato in musica antica. Non so se faccia sperimentazioni, ho detto da mo' che sperimentare le contaminazioni è comunque una strada interessante. Il jazz è stato molto fecondo ai piani alti. Sul rock sono molto più scettico, è talmente vuoto, ignorante, gretto che non vedo la possibilità che contamini la musica colta. Non si può mettere tutto nel calderone. Ripeto per la millesima volta che non tutto quello che si fa oggi è spazzatura. C'è una parte che può fare la sua funzione di gradevole intrattenimento, un'altra che ha più o meno un contenuto artistico, altra che è spazzatura solida o rifiuto assimilabile. Aggiungo che ce n'è anche una che può avere una funzione di stimolo alla produzione di arte, anche se in sé ha poco di artistico (Schoenberg, certo Ligeti - che pure ha scritto pagine di Arte con la maiuscola, tanta cosiddetta "avanguardia").

Registrata o eseguita live oppure anche solo sulla carta, la musica è fatta di quegli elementi che ti ho detto, davvero non capisco perché ti ostini a negarlo. Purtroppo certi "artisti" hanno spinto la loro ricerca solo sul timbro (e più sgraziato è meglio è), oppure solo sul ritmo. La melodia per molta gente è fuori moda, "cantano" parlando con voce roca (quanto fa figo questa cosa in certi ambienti). Il contrappunto è retrò. L'armonia frutto del caso o degli stereotipi che hanno portato ai quattro accordi di cui sopra, allo stato fondamentale, primo rivolto o al massimo la settima di dominante. Ma che progresso è questo? Chiaro che non sto parlando di TUTTA la musica contemporanea, facciamola finita con questo equivoco!

Ho appena sentito il presentatore di Radio 1 dare del "bellissimo" ad una schifezza di Nick Cave and the bad seed. Cosa si può rispondergli? Se dai del bellissimo a quella roba cosa devi dire quando ascolti il brano di apertura della Passione secondo Matteo, o anche una bagatella di Beethoven o il Lux aeterna di Ligeti? No, non è possibile. Questa gente, del tutto priva dei rudimenti musicali, frutto di un sistema scolastico che considera l'educazione musicale meno dell'educazione fisica, sta facendo dei danni grossi, concentrando tutte le risorse su cose che spesso sconfinano o sono del tutto pura spazzatura, frutto dei soliti "talentuosi" senza tecnica (compositiva, esecutiva or both).

davidthegray ha detto...

Oops, solita fretta. E' ovvio che mi riferivo a Vittorio, non Lorenzo (che è organista e amico di famiglia).

Anonimo ha detto...

Secondo me sei esagerato.

Io stesso, che amo le canzoni, dico spesso che una certa canzone è molto bella.

Francamente non mi sento in colpa per non aver fatto le debite proporzioni con la storia della musica.

Di solito uno in testa ha dei "generi".

Se ascolta un cantautore i suoi riferimenti per giudicare sono gli altri cantautori che conosce. Fa riferimento ad una tradizione. Non ha certo in testa il lamento di arianna!

Paolo Conte è un grande non perchè abbia superato Bach o Mozart, mi suonerebbe assurdo come accostamento. Piuttosto perchè si è misurato con una precisa tradizione con esiti strepitosi.

Sciarrino è un grande compositore, ok? Ebbene, Probabilmente non saprebbe mai scrivere canzoni dell' intensità di Paolo Conte.

Se si giudica una canzone di Paolo Conte non si possono avere gli stessi parametri che si hanno quando si giudica la musica di Purcell.

E te lo dice uno che non è disposto a mantenere i compartimenti stagni in senso assoluto, alcune genialità valgono più di altre. Ma non scadiamo nella faciloneria, delle separazioni esistono.

Te lo dice uno che crede che, forse, dopo un lavoro estenuante e cervellotico forse anche Conte e Purcell possono essere confrontati in modo sensato. Ma potrebbe essere uno spreco d' energia inutile farlo.

Uno puo' anche concludere, facendo tutte le tare, che la genialità di Purcell offre di più all' uomo rispetto a quella di Conte.

Ma chi giudica Conte e dice "è bellissimo", non fa certo questa operazione cervellotica. Si limita a confrontare Conte, che ne so, con Venditti o Battisti.

Mi sembra che tu non faccia questi confronti, tu dici di bocciare Conte, in realtà bocci tutto il mondo della canzone.

P.S. comunque Cave è un cantautore australiano che in alcuni pezzi ha espresso anche una religiosità intensa, naturalmente stando nel suo genere. Il suo genere è la canzone rock.

P.S. un' ultima cosa, vedo che insisti molto sul fatto che i risultati si ottengono anche e soprattutto con il duro lavoro oltre che con il talento. Ma chi ha mai detto il contrario, ho citato solo personaggi che lavorano duro e pensano a tempo pieno la loro musica facendo della loro musica la loro vita. In ogni caso, ripeto, queste sono cose che non mi interessano (prop9), non devo produrre arte, devo goderne: giudico dai risultati non dalle ore passate ad esercitarsi.

davidthegray ha detto...

Bene, cominciamo ad arrivare ad una sintesi. La classificazione per “generi” intesa come la intendi tu comincia a starmi bene. Voglio dire, non l’opera, il sinfonico, la musica da camera e tutti gli altri generi come si intendono di solito. No, diciamo dei macrogeneri. Che poi, in fin della fiera, sono tre: la musica “colta”, il jazz ed il pop (sì, ci sono anche altre categorie minori, ma alla fine si può ricondurle sotto questi tre grandi cappelli). L’unico problema è che si chiama “musica” tutto quanto, ma come al solito basta intendersi sul significato delle parole. Se mi dici che sei disposto a non paragonare Nick Cave con Purcell, ci siamo. E’ quello che sto dicendo dall’inizio. Mentre Messiaen sta sulla tradizione su cui sta anche Purcell, e posso trovare varie analogie (soprattutto nella padronanza della tecnica compositiva), questa operazione non la posso mai fare con la musica pop, se non restano all’interno di quel genere.

Allora, quando dico che per me molta musica degli Heaven 17 è “molto bella” (l’ho detto da giorni, come fai a dirmi che “boccio il mondo della canzone” non lo so, di certo boccio Venditti e tutta quella paccottiglia senza pensarci mezza volta), so che sto chiamando “musica” una cosa diversa dalla musica di Purcell, che poi è la vera Musica che ha parecchi secoli alle spalle. Potrò fare dei paragoni tra Al Bano ed i Jethro Tull, dire che questi stanno mille piani sopra, ma non potrò paragonare i Jethro Tull con Sciarrino. Poi, sono disposto anche a concordare che i compartimenti stagni non esistono, però diciamocelo, di opere ed artisti in bilico ce n’è ben pochi. Dunque i rockettari ed i musicisti pop in genere sono “musicisti” solo perché per convenzione usiamo la stessa parola per indicare due concetti piuttosto diversi. Come se chiamassimo “poeta” Elio delle Storie Tese oppure “scrittore” Marco Travaglio.

Quanto al “duro lavoro” fatto dai rockettari. Ti ho detto che nell’ambiente ho bazzicato, e qualcuno lo conosco. E’ vero che ci mettono anima e corpo in quello che fanno. E’ vero che un buon operaio in fabbrica lavora duro, e ci mette anima e corpo. Il duro lavoro cui mi riferivo inizia però molto prima, con lo studio dello strumento e della tecnica compositiva. Passaggio che il rockettaro tipo di solito considera superfluo, oppure va a scuola da altri rockettari. Stai tranquillo che Sciarrino e Xenakis sanno/sapevano distinguere tra Palestrina e Monteverdi. Tra parentesi, sono convinto che Ian Anderson, Keith Emerson (e probabilmente molti altri, forse anche Björk), tra Palestrina e Monteverdi sappiano distinguere, come sono convinto che tutta questa gente (sì, Keith Emerson è un caso molto particolare) non potrebbe sostenere un concerto di musica “colta”. Fanno parte di quei casi che sono un po’ eccezioni all’interno di un panorama che si presenta di una desolatezza disarmante e alla fine anche i prodotti più elevati, quelli che stanno a cavallo tra i generi (cito a caso gli ELP ed i Weather Report) non mi convincono fino in fondo, che comunque sono lontanissimi dalla tradizione della grande musica. Su queste cose mi rendo conto che il terreno è molto scivoloso è sarà difficile trovare un accordo.

Insomma, mi sta bene tutto tranne quando mi dici che certa roba è LA musica di oggi. E’ invece una parte della musica di oggi, la parte povera, la stessa che c’è sempre stata per soddisfare gli appetiti più leggeri sia degli esecutori che dei fruitori (prendi per esempio l’operetta, che pure ha prodotto cose di un certo valore, ma non confrontabili con il genere “colto”).

Infine, sulla musicalità di Paolo Conti, conosco il parere di Mozzati, cui si era presentato. Poiché in fondo, pur tra intimi, siamo in un luogo pubblico, evito di riferirtelo.

Anonimo ha detto...

I musicisti a cui mi riferivo chiamandoli "rock", in realtà non sono i "musicisti rock" a cui tu fai riferimento. Bisogna tener conto delle molte virgolette che impiegavo. Si tratta di "catturare dalla tradizione rock" il bello che è in grado di produrre.

Prendiamo un Anthony Braxton o un Fred Frith, o un Robert Black, o una Zeena Parkins, o un Hans Reichel, o un John Zorn, o una Carol Emanuel, o un Ernst Reijseger, o un Clive Bell, o un Sergej Kuryokhin, o un Frederick Rzweski (nè ho a centinaia), in genere hanno la loro brava sfilza di diplomi.

Passano la vita a pensare la loro musica. A pensarla sia a tavolino che sul campo.

Conoscono molto bene la musica del passato, la conoscono per passione, perchè sanno che un Ockeghem o un Bach puo' ispirarli, perchè spesso l' hanno suonata.

Sono virtuosi del loro strumento (dei loro strumenti). Non vivono certo la musica a tavolino.

Hanno maturato l' idea estetica per cui la musica del loro tempo deve avere un forte contenuto improvvisativo e rumoristico.

Su quel fronte hanno constato il fallimento delle avanguardie "colte" che hanno prodotto musiche, magari con le stesse idee di partenza ma con esiti troppo astratti.

Hanno pensato di cercare una rivitalizzazione attingendo ad elementi del rock (di quello più estremo, direi rumorista, direi il punk) e del jazz (di quello che da più spazio all' improvvisazione) e di innestare questi elementi nelle loro composizioni.

C' è del bello ovunque, ebbene c' è del bello anche nel rock e nel jazz. Qualcuno ha pensato di catturarne l' essenza e contestualizzarla (e qui c' è l' elemento compositivo) altrove per farne Arte.

Secondo me questi sono i tentativi più riusciti di fare musica d' Arte oggi, secondo la sensibilità di oggi che ho espresso nei post sul mio blog (gratuità e indeterminazione) eper non tradire del tutto alcune tradizioni popolari. Mi sbilancio, non aspetto secoli attendendo bollini.

Queste sono le forme d' arte musicale che a me interessano oggi (in realtà ieri, da 6/7 anni non seguo più quasi niente, privilegio la lettura).

C' è molta contaminazione, è vero. Ma non del genere Wheather Report (fusion un po' pallida, anche se Shorter e Zawinul sono ottimi strumentisti).

Dal rock si prende il rumore e l' energia un po' ingenua e autodistruttiva (non i motivetti cantabili) e dal jazz si prende l' improvvisazione selvaggia (non lo swing). Dopodichè si porta tutto in laboratorio per comporre e organizzare.

Su Conte. Ripeto, Sciarrino non saprebbe mai comporre canzoni della bellezza di Conte (e qualcuna l' ha anche scritta, o arrangiata). Ho parlato di "canzoni". Sicuramente neanche Mozzati, altrimenti ci avrebbe già fatto piangere con le sue come fa Conte. Non so quanta musica abbia nel suo bagaglio l' avvocato astigiano. Di sicuro tutta quella che gli serve. E per chi giudica dai risultati, questo basta e avanza.

ciao

P.S. 1 settimana fa ho ordinato l' ultima fatica del tubista Michel Godard - Archangelica. Un improvvisatore noisy che dedica questo lavoro alla musica barocca. Magari è un buon punto d' incontro.