mercoledì 17 settembre 2008

DRM da incubo

Sta accadendo una cosa curiosa su Amazon.com. Ritengo sia particolarmente significativa e spero che la stampa internazionale dia ampio risalto presto, se non l'ha già fatto.

Il fatto è questo. Dopo un'attesa di anni, finalmente la Electronic Arts (da decenni mito nel mondo dei videogiochi) ha rilasciato Spore, un videogame per PC ideato da Will Wright, il creatore del mitico The Sims.

A pochi giorni di distanza, Amazon contiene ora 2687 user reviews. Un numero impressionante. La cosa più impressionante è che di queste, ben 2349 (più dell'87%) sono estremamente negative (voto 1 su 5). Si tratta di una sentenza di proporzioni inaudite. Tutte queste riviews sono sostanzialmente unanimi: ne condannano il sistema di DRM (controllo dei diritti d'autore). EA ha infatti deciso che il gioco va attivato via internet, e sono previste non più di 3 attivazioni (per una eventuale quarta attivazione è necessario telefonare ad EA).

Sarà curioso vedere come EA reagirà a questa nuova forma di boicottaggio elettronico. A fronte di quel mare di boo, chissà chi avrà il coraggio di ordinare Spore da Amazon!



Ho partecipato direttamente ad uno dei forum in corso sull'argomento (qui). La questione DRM è in primo piano ormai da anni per quanto riguarda specialmente il mercato video. Le case cinematografiche spendono fortune per creare protocolli di criptazione per impedire la copia abusiva dei supporti. Sul DVD abbiamo visto che fine ha fatto: semplicissimi software gratuiti permettono di raggirare le limitazioni. Oggi è in corso la partita sull'alta definizione: un costoso sistema prevede che il segnale passi sui cavi HDMI criptato, ed un apposito chip in monitor e televisori controlli che tutto sia a posto. Molti monitor e le vecchie tv HD-ready, sprovvisti di tale chip, non possono riprodurre le immagini dei dischi blu ray. Tutto ok, se non fosse che è solo questione di vedere quanto ci vorrà prima che i pirati cracckino le codifiche di protezione dei blu ray (pare che sia già avvenuto) e quindi bypassino l'encoding della protezione HDCP. Insomma, un po' di divertimento per i pirati ed un bel po' di costi per l'industria che vengono scaricati sugli utenti finali.

Un altro problema che si è affiancato a quello della protezione dei supporti fisici è che da anni ormai se ne può fare a meno. Musica, film, videogiochi, software in genere e libri possono stare su supporti di memoria riscrivibile (memorie flash, hard disk, cd rw) e trasmessi via internet. Questo ha ovviamente facilitato la pirateria e anche qui l'industria ha risposto spendendo valanghe di soldi per sistemi di gestione dei DRM sul materiale scaricato lecitamente e perseguendo nei tribunali la pirateria. Risultati pratici?

1) Chiunque di noi, con un minimo sforzo, può trovare film in divx e musica in mp3 pirati senza spendere un centesimo.
2) Personalmente ho scaricato brani mp3 pirati per ascoltare autori sui quali avevo dubbi. Quando mi sono piaciuti, ho poi ordinato i loro CD, che altrimenti non avrei mai comprato.
3) Ho scaricato l'anno scorso un CD di Pollini legalmente da iTunes, per poi rendermi conto che, una volta masterizzato su CD in formato CD audio, la qualità è inaccettabile per delle orecchie appena un po' educate. La copia originale in AAC l'ho scaricata su un computer precedente e non ho nemmeno voglia di stare a fare l'attivazione su questo. Non posso ascoltarla sul mio lettore di mp3 Creative Zen perché non riproduce l'AAC. Non comprerò mai più nulla su iTunes.

Che fare allora? Dal mio punto di vista è semplice: smetterla di applicare politiche di DRM vessatorie che stimolano solo la pirateria. Spendere quei soldi per migliorare i contenuti. A tutti piace possedere un bel film, un bel cd o un bel videogame sul supporto originale. Se però un gioco dura poche ore e poi non viene più voglia di giocarlo, o il film è scadente, viene lecitamente voglia di rivenderlo. Come si è sempre fatto con i libri e gli altri oggetti. La mia idea è che le protezioni DRM siano necessarie, ma i meccanismi di oggi siano inaccettabili. Limitare il numero di copie, per esempio, è una cosa per me assurda. Un libro o un dvd possono circolare all'infinito: perché mai per un'edizione digitale non dovrebbe essere lo stesso? La limitazione dovrebbe essere semmai che non più di una copia possa essere attiva allo stesso tempo (come un libro può venire prestato solo ad una persona). E devono sparire tutti i problemi di compatibilità dei DRM (per esempio, possiedo una copia digitale di Juno, che potrei attivare su massimo tre computer, ma non posso scaricarla sulla PSP), che sono un altro incubo per i "techie geeks" come me.

In America oggi è possibile acquistare quasi qualunque libro in formato elettronico sul Kindle di Amazon. Costa poco meno che il libro cartaceo. Dicono che la leggibilità sia eccellente, paragonabile a quella della carta, ed i vantaggi sono innumerevoli. Ma c'è questa limitazione: i libri protetti da copyright non possono essere ceduti (se non ad altri Kindle in possesso dei propri familiari). Questo non può che ostacolare la diffusione dell'oggetto.

Trovo interessantissimo il mercato dei videogames. E' uno splendido laboratorio sulla formazione dei prezzi attraverso la legge della domanda e dell'offerta. Man mano che passano settimane dalla prima uscita dei giochi, sempre più gente li completa (o si stufa) mettendo in vendita le copie usate. Questo fenomeno è il principale obiettivo della politica di EA (e della pressione che fa Sony per far acquistare i giochi facendoli scaricare - protetti da DRM - dal Playstation Network anziché su disco). Chiaramente, nell'ottica del gamer un bel gioco deve durare parecchio (anche alla luce del fatto che i giochi per la PS3 in Italia vengono venduti intorno ai 70 euro!) ed offrire contenuti che lo rendano ancora giocabile una volta completata la missione principale (per esempio gicabilità online, missioni secondarie con difficoltà superiori...). Le copie usate hanno un prezzo legato alla quantità di copie disponibili. Se il gioco è scadente o non offre altro che la missione principale, le copie disponibili sono molte (e la voce di diffonde attraverso meccanismi come le user reviews di Amazon): il prezzo scende rapidamente. Anche il prezzo del nuovo scende di conseguenza. Giochi ben strutturati, invece, hanno un usato caro e di conseguenza il prezzo del nuovo resiste a lungo.

Questi meccanismi naturali mi spingono a ritenere che la migliore politica sia investire sulla qualità dei contenuti ed evitare di creare problemi agli utenti (a quelli onesti: i pirati trovano sempre il modo di raggirarli). Speriamo che questa specie di "class action" elettronica spinga l'industria dell'intrattenimento ad una profonda riflessione.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

L' era dell' arte e dell' intrattenimento in formato elettronico ha cambiato la mia politica degli acquisti. Per quanto riguarda la musica compro solo musica di nicchia estrema (è una competenza che ho formato negli anni e che mi è venuta buona ai tempi di internet, cioè ai tempi in cui è abbastanza ridicolo avere una collezione dei Beatles visto che è tutto on line gratuitamente), non disponibile nel circuito pirata o disponibile solo in parte e con grossi sacrifici. Per quanto riguarda la musica "mainstream", ultimamente ho cominciato a comprare solo edizioni di pregio. Per quanto riguarda i libri per me non è cambiato granchè, se non che ora è disponibile praticamente tutto e in qualsiasi lingua (grande cambiamento e tutto positivo). Sui dvd sono paralizzato, è da anni che non riesco ad impostare una collezione, non mi decido a elaborare dei criteri. Voglio qualcosa di circoscritto. All' inizio avevo pensato solo ai western. Ora il mio orientamento è un' altro anche se procedo senza entusiasmo: una cinquantina di dvd originali da dedicare ai "miei preferiti", i film significativi per la mia storia personale. Il resto dei dvd me li faccio io attingendo alle rarità televisive (fuori orario ecc.).

La mia opinione su brevetti e copyright è lentamente cambiata, ora ho cessato di sostenerli con l' entusiasmo di prima, vedo bene un loro allentamento (specie i copy). Senza copy verrà ancora prodotto intrattenimento e di che qualità? Da notare la mia reazione di acquirente di dischi in un ambiente ad alta pirateria: ho comprato puntando sulla qualità. ma c' è da dire che in effetti compro meno e la mia domanda è più flessibile: è la prima cosa a cui rinuncio. In questo campo si impongono comunque soluzioni pragmatiche.

Attenzione: se tolgo il diritto d' autore incentivo gli investimenti sul criptaggio. Se impongo prodotti liberi dal criptaggio azzero la produzione (anche se Mozart produceva senza diritti).

La soluzione razionale (ma difficilmente attuabile) è quella di landsburg: premiare l' autore, ma non con il monopolio sull' opera, bensì con altri "premi"!!.

Tutto cio' si realizza, per esempio, se è lo stato ad acquisire il brevetto (o copyright) e poi a renderlo disponibile. Ma come valutarlo senza un mercato? Bisogna creare delle aste con una particolare struttura casuale. Es. elementare: si realizza un' asta, pagherà il prezzo stabilito il vincitore (o il secondo vincitore per impedire collusioni) o lo stato a seconda dell' esito di un sorteggio, una buona metà dei prodotti saranno così liberati dal copy preservando la qualità, anzi, incentivandola).

Anonimo ha detto...

Ecco tre film trasmessi in notturna che valgono il dvd (non esiste per loro un dvd ufficiale). Io farò senz' altro quello relativo al documentario di Ioselliani, si sente davvero il profumo delle campagne senesi e dei monasteri lì disseminati. E' una rarità, non verrà mai più trasmesso probabilmente, non esisterà mai un suo dvd. Cercherò di personalizzare al massimo la copertina, di metterci qualcosa di mio... In alternativa potrei anche comprare il DVD di "Quarto Potere", me lo rivedrei per la terza volta senza sentirlo veramente mio, non sento nemmeno l' esigenza di "appropriarmene "ora". Quell' oggetto sarà sempre lì, sempre disponibile, a distanza di due click. Il docu di iosselliani invece è passato il 14 sett. e non passerà più, dove potrò mai ritrovarlo? O lo blocco o non sentirò più quel profumo. E il futuro riserva "visioni" altrettanto uniche: questa, o questa, per non parlare del mitico viaggio di Mario Soldati che merita un dvd con i controca...).

davidthegray ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
davidthegray ha detto...

Anch'io ho cambiato la politica degli acquisti. Varie volte, a dire il vero. Con gli anni un po' sono cambiati i gusti, un po' è cambiato il contesto, un po' è cambiata la mia disponibilità finanziaria, un po' sono cambiate (poco) le mie posizioni sull'etica della pirateria.

E' da qualche anno che ho molto limitato i miei acquisti di DVD. Mi preme la qualità non solo del contenuto, ma anche della forma. Pertanto sono uno degli early adopters dell'alta definizione. Da quando hanno annunciato i blu ray, ho praticamente smesso di acquistare DVD. Nello stesso tempo, però, non c'è ancora una gran disponibilità di BR, specialmente per i titoli storici, ed c'è una folle politica di prezzi in Italia che mi spinge ad acquistare i dischi BR dagli Stati Uniti o dall'Inghilterra. Su 16 blu ray video che posseggo, solo uno arriva dall'Italia e mi è stato regalato. Oltretutto, da quando sono padre vedo pochissimi film, privilegiando le forme più corte (serie TV).

Sempre per la questione qualità, sono parecchi anni che non registro nulla dalla TV. Ho eliminato le VHS da decenni (anche se soffrendo, visto che molto Bergman, Yimou, Kieslowski, Hitchcock, Kurosawa, Mizoguchi ecc. li avevso solo lì, registrati negli anni del liceo) e gli hard disk recorders che registrano dal segnale analogico non mi hanno mai convinto. Proprio oggi è stata lanciata la PlayTV, che mi attira molto. Registra in digitale dal segnale digitale terrestre (che peraltro da me prendo male, dovrei chiamare un antennista per vedere se si può fare qualcosa) sull'hard disk della Playstation. Vedrò le reazioni dei primi utenti.
Dovrebbe supportare anche le trasmissioni HD che presto la RAI ci elargirà. Devo dire che, per impazienza e per le poliche demenziali delle nostre emittenti TV (trasmettono le serie con ritardi inconcepibili, cambiando la programmazione di volta in volta), ho visto l'ultima serie di Prison Break da DivX americani, e la qualità è sorprendente.

La mia collezione di dischi non è ordinata, c'è dentro un po' di tutto. Molta roba "mainstream". E' da decenni che vorrei acquistare le integrali di Hitchcock e di Bergman, due tra i miei cineasti preferiti, ma non sono ancora state pubblicate con la qualità ed il prezzo che vorrei. Ho ben foraggiato l'industria cinematografica: attualmente sono arrivato a 520 dischi video, di cui, raggruppando cofanetti e dischi di "speciali", risultano 325 titoli singoli. Di questi, 258 sono originali e 67 copie (nel conteggio completo ho 451 dischi originali e 67 copie).

Sono molto attratto da quelle che chiami "rarità televisive", anche se spesso sono deludenti (capita spesso anche al mainstream, ma è più facile scantonare le ciofeche, dato che c'è molta più critica disponibile) ma, non disponendo di registratore né della possibilità di stare sveglio a quegli orari, non posso permettermele. Certo cinema "d'essai" tanto osannato dai critici mi lascia assai freddo. Penso a molti film francesi e spagnoli.

Non sono d'accordo sulla tua impostazione circa il mainstream. Non è affatto ridicolo possedere una collezione originale dei Beatles. Come ho scritto, trovo lecito attingere al circuito priata ma solo per le cose che altrimenti non si acquisterebbero. Non comprerei mai un disco dei Rolling Stones, neanche se costasse 2 euro. Potrei però considerare di scaricarne qualche canzone, per conoscerli meglio (gratis, perché chi paga i pirati andrebbe messo in galera con loro). Se mi piacessero, però, mi sentirei moralmente costretto ad acquistarne qualche disco. Altrimenti non mi sentirei a posto.

Infine, è sensata la tua obiezione "Attenzione: se tolgo il diritto d' autore incentivo gli investimenti sul criptaggio. Se impongo prodotti liberi dal criptaggio azzero la produzione (anche se Mozart produceva senza diritti)", ultima parentesi a parte. Quando dicevo di evitare di sperperare enormi capitali nelle protezioni digitali, mi riferivo a due fatti: 1) sono convinto che una limitata pirateria faccia bene al mercato (perché permette di conoscere autori e cose che altrimenti non conoscerei); 2) la storia dimostra che prima o poi qualunque protezione viene crackata. Però è vero che per molti utenti occasionali e/o poco tecnicamente letterati e/o con poco tempo da dedicare al lato oscuro della rete, anche la semplice protezione Macrovision dei DVD è ostacolo sufficiente per disincentivare gli istinti pirateschi, e dunque può essere che il gioco valga la candela (anche se non credo). Penso ai giochi: so che ci sono firmware pirata che permettono di far funzionare versioni crackate dei giochi. Io non ho nemmeno voglia di dedicare il mio tempo a questa attività, che trovo anche moralmente non etica (mentre l'accetterei se Sony decidesse di imporre politiche di DRM simili a quella di EA con Spore). Trovo in media il prezzo dei giochi per PSP inaccettabile in Italia, ma basta ordinarli dall'Inghilterra o dagli USA che il problema prezzi è risolto.

Anonimo ha detto...

Ho esagerato dicendo che è "ridicolo possedere una collezione dei B...", volevo solo parlare di un mio sentimento: prima, la casa era piena di vinili con musiche non-omologate difficili da reperire, ma poi, quando volevo godermi un pezzo di Mina, tanto per dire, non l' avevo sottomano. La cosa mi infastidiva enormemente oltre ad apparirmi assurda. E allora ho cominciato a comprare "mainstream". almeno quello fondamentale (salvo accorgermi che il mainstream fondamentale non finisce mai. Ora quel sentimento frustrante è cessato, se voglio ascoltare Mina, in pochi giorni metto insieme una raccolta dei suoi pezzi secondo i miei gusti, qualcosa su misura e non acquistabile altrove. (il caso di mina è reale, una grande cantante di musica leggera paradossalmente priva di raccolte compatte che ne tirino fuori quello che per me è il meglio!). Tralascio la questione morale (avendo dato molto all' industria discografica, non mi cattura come dovrebbe).

Per quanto riguarda le "rarità" hai perfettamente ragione, quello è un terreno sdrucciolevole su cui non spingerei mai nessuno. Ma proprio per quello dicevo che l' era telematica, mentre ha reso obsoleta la mia collezione mainstream, ha esaltato la cultura accumulata sulle musiche non-omologate e quindi rare (sono sempre stato abbonato a riviste di musiche innovative e ho sempre comprato tra londra e Zurigo, che in Europa sono i centri dove si smistano quei generi). Più in piccolo la cosa vale in ambito cinematografico.

Ci sono però alcune precisazioni da fare a monte: 1) le mie passioni sono soprattutto giovanili anche se ne parlo al presente, oggi si sono in buona parte spente anche se non verranno mai abbandonate del tutto (quando hai ascoltato da giovane la musica "giusta", per esempio, il demone non se ne va più) 2) oggi prevalgono i libri, e su quelli, come dicevo, poco è cambiato se non la facilità di reperire titoli che una volta erano da sogno 3) effettivamente non apprezzo come dovrei la qualità tecnica dei supporti, ho un limite di tolleranza notevole, non so, sarà il carattere (ieri, ascoltando dei dischi originali - ricordi quel sito canadese, mi sono arrivati! - su uno stereo con casse regolari, dopo aver passato tanto tempo con le cuffiette e gli MP3, ho notato con stupore che certi contrabbassi fanno tremare le pareti della stanza, non lo ricordavo, è stata una bella impressione...) 4) altra conseguenza della grande disponibilità: toppare un acquisto è diventato quasi tragico, mi urge subito una gran voglia di liberarmi fisicamente della ciofega (e quando rischi, di ciofeghe ne incontri parecchie). 5) la collezione in vhs l' ho tentata ma è naufragata proprio perchè non sapevo come impostarla ed ero pieno di dubbi, ora vediamo con i dvd dall' hhdd. Certo che il sacro fuoco di quand' eri giovane ormai è una brace 6) il ramo "videogiochi" mi è precluso, non avendo contratto il morbo all' età giusta, ora me ne tengo alla larga per non disperdermi troppo. ciao.