venerdì 1 agosto 2008

C'è libertà nell'Universo

Stephen Hawking, non l'ultimo piffero della Terra, nel suo The Universe in a nutshell sforna caterve di affermazioni interessanti.

Il determinismo positivista è morto da tempo, almeno da quando Heisenberg formulò il suo principio di indeterminazione che sconvolse la Fisica e Gödel frantumò la roccia della Logica dei Principia Mathematica di Bertrand Russell (causandogli trami dai quali il povero iperrazionalista non si è poi più ripreso).

Il principio di indeterminazione viene spesso equivocato. Ci dice, parlando dello stato di una particella, che quanto più ne conosciamo la posizione tanto meno ne conosciamo la velocità. Certi improvvidi divulgatori fanno credere che questo dipenda dall'influenza della nostra osservazione. No, le cose per il determinismo stanno messe assai peggio: si tratta proprio di equazioni matematiche, che della nostra osservazione se ne strafregano. Hawking ci palesa quanto la strada che va verso l'indeterminazione, una volta intrapresa, sia senza ritorno.

Il positivismo settecentesco, fatto di solide certezze che avevano la pretesa di spiegare integralmente l'Universo, fondava sull'illusione che ormai del mondo si fosse capito quasi tutto. Ancora poche formule ed avremmo avuto in mano l'equazione cosmica, un dio meccanico vergato su carta che avrebbe celebrato il funerale del Dio intelligente delle religioni. Oggi sappiamo di aver solo scalfito la superficie della conoscenza della struttura dell'Universo, eppure i tronfi Odifreddi e Carl Sagan continuano a cantare allegramente le lodi di una scienza che non ha limiti nelle sue possibilità di conoscere.

Per dirla senza mezzi termini, il Cosmo è proprio ben incasinato, tanto da spingere Hawking a citare il battito d'ali di farfalla di Jurassic Park, quello che scatena uragani dall'altra parte del globo, per toglierci ogni dubbio sui limiti della scienza. Senza nemmeno tirare in ballo complicazioni relativistiche, anche solo la "semplice" meccanica classica, quella di Newton, non è in grado di descrivere accuratamente situazioni in cui sono coinvolti più di due corpi, poiché le equazioni diventano tanto complesse da essere non maneggiabili (e quindi dobbiamo sempre accontentarci di approssimazioni, che ci sono comunque bastate per portare Armstrong sulla Luna).

L'idea positivista, a partire da Laplace, era che la scienza ci avrebbe dato il megaformulone che determina l'evoluzione dell'Universo, cui sarebbe possibile dare in pasto velocità e posizione di tutte le sue particelle, per poterne prevedere gli stati futuri, cioè grazie alla scienza avremmo potuto prevedere il futuro. E' chiaro come un Heisenberg, che ci svela come sia impossibile determinare contemporaneamente posizione e velocità delle particelle (e non per limiti nostri ma perché l'Universo è fatto così), già di tutta questa sicumera faccia polpette. Ma Hawking aggiunge anche qualcosa di nuovo. Ci dice che anche utilizzando equazioni quantistiche che considerano il complesso posizione+velocità (fa funzione d'onda di Schroedineger, una specie di vettore mediato che aggiri l'indeterminazione heisenberghiana), non risolveremmo nulla. Ancora una volta ci troviamo ad affrontare un'indeterminazione che va al di là dei limiti dell'uomo ma è insita nella struttura del Cosmo. Qualcuno si spinge persino a togliere la polvere da una delle vecchie "dimostrazioni dell'esistenza di Dio", quella della complessità del Creato, che il positivismo aveva ficcato in qualche angolo della soffitta. Dove io veramente ce la lascerei: l'idea di poter dimostrare l'esistenza di Dio cozza proprio con il punto finale cui voglio arrivare.

Ed eccoci dunque giunti al piatto forte. L'equazione dell'Universo non la possiede nemmeno Dio, ci dice Hawking commentando questo principio (che chiamerei della "indeterminazione generale", dopo quella ristretta di Heisenberg). Toh, la Grande Scienza ritira Dio fuori dal cassetto. E' un po' che ho letto il testo di Hawking ed improvvidamente non l'ho portato qui con me. Pertanto non ricordo esattamente se prima di quel passaggio, tra le varie bizzarissime ed affascinanti teorie su superstinghe, direzione del tempo, buchi neri multidimensionali, ecc., si possa ricavare qualcosa del pensiero religioso dell'autore. Mi pare di sovvenire che fosse possibilista ed assai meno ottuso dei vari divulgatori ateisti fatti con lo stampino, tipo i due citati sopra. E' vero che l'affermazione in prima istanza sembrerebbe una contraddizione negante: come potrebbe un Dio onnipotente non possedere gli strumenti per prevedere il futuro dell'Universo? Ma tale contraddizione è solo apparente. Il Dio dei cristiani e degli ebrei dice ad Adamo e ad Eva: "Avete voluto conoscere cosa siano il Bene ed il Male? Ora cercate di scegliere per il Bene (ed io farò la mia parte per aiutarvi), ma siete comunque liberi di scegliere il Male." Avete voluto la bicicletta? Mo' pedalate. Quale libertà, quale libero arbitrio avremmo se il futuro delle nostre azioni fosse del tutto determinato da quello che siamo in questo istante?

C'è voluta la mente del più brillante dei nostri scienziati per spiegare al mondo quello che l'Antico Testamento ha messo in chiaro da millenni. Che nell'Universo c'è Libertà.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao carissimo, interessante il tuo post.

Ma una scienza che "prevede", anche prevedesse quasi tutto, mette in pericolo la nozione di Dio? Per me no. Il legame tra scienza e fede non penso si giochi su quel tavolo.

La mia fede non è certo irrobustita dal fatto che valga il "principio d' indeterminazione"!

A proposito di indeterminazione. Se la realtà ha natura probabilistica, cio' non significa che le previsioni non possano essere accurate.

Del resto, l' Heisenberg filosofo, non diceva che la nostra conoscenza è imperfetta in quanto probabilistica ma che la realtà materiale ha Natura probabilistica (la nostra conoscenza della realtà è perfetta). La logica utilizata nella teoria quantistica è una variazione di quella classica (mancano alcune proprietà transitive), è dunque una logica deterministica a tutti gli effetti (vero/falso).

Per Godel è diverso, lui è un logico, non uno scienziato. Dice in modo rigoroso cio' che già Kant ci aveva detto: ogni ragionamento ha delle premesse indimostrabili con la logica. Ma se l' evidenza è lampante posso fare a meno di una dimostrazione logica delle premesse.

Non ho mai letto Hawking e non capisco molto bene i motivi per cui "l' equazione dell' universo non la conosce nemmeno Dio".

Anche l' ortodossia comunque pone dei limiti: Dio ha creato delle leggi che non puo' cotraddire in modo sistematico. Questo limite ha però una sua giustificazione: le leggi non sono capricciose (come per l' Islam) in omaggio alla ragione dell' uomo che puo' avvicinarle.

Le dimostrazioni di Dio sono imperfette ma a me convincono abbastanza: poichè ogni realtà ha una causa, anche l' universo ne ha una, e la chiamiamo Dio. Non sarà decisiva ma mi sebra ragionevole e semplice.

E' però una dimostrazione logica, riguarda la ragione non la scienza. Anche la libertà riguarda la ragione (ovvero la filosofia) e non la scienza. Quand' anche avessimo "l' equazione dell' universo" il problema della libertà, nella mia visione, sarebbe ancora tutto da affrontare.

Beninteso, neanch' io credo che la scienza esaurirà mai il suo compito. Però credo che le sue conquiste progrediranno, cosa significa? Significa che le mie libertà regrediranno? Se tra le due cose ci fosse davvero un legame, sarebbe così.

Ma per me non è così, non è così per una questione filosofica. Non è così perchè nella ricerca scientifica non è implicato il concetto di Verità. E qui mi sa che abbandono Hawking.

Se la scienza è mera pratica, la Verità della Libertà è al sicuro anche quando avremo tra le mani l' equazione generale dell' universo.

In caso contrario la mia fede verrebbe a dipendere dall' esito di un esperimento anzichè dalla mia vita e dalla mia ragione.

davidthegray ha detto...

Ric, avevo fatto leggere quanto ho scritto alla Giusy e mi ha frainteso. Ora constato che anche tu mi fraintendi. Dev'esserci proprio qualcosa che non va nel mio modo di esprimermi. Continuo a pensare che il contenuto ci sia, forse mi perdo nella forma. Provo a ribattere dunque passo a passo alle tue obiezioni.

Ma una scienza che "prevede", anche prevedesse quasi tutto, mette in pericolo la nozione di Dio? No. La Scienza deve fare previsioni, altrimenti è inutile. La chiameremmo altrimenti Storia. Però prova a togliere quel "quasi". La scienza che prevedesse tutto metterebbe in pericolo la nozione di Dio? No. Dio resterebbe come causa prima, un motore aristotelico. Ma metterebbe in pericolo la nozione di libertà. Se tutto, compreso il nostro pensiero, fosse determinato da equazioni che in base allo stato attuale dell'Universo fossero in grado di prevedere quello dell'istante successivo, non avremmo nessuna libertà. Non sarebbe Dio, che avrebbe esercitato la sua libertà nell'atto della creazione determinando liberamente tutta l'evoluzione futura dell'Universo, ad essere limitato. Saremmo noi. Noi saremmo predeterminati, preprogrammati a seguire il programma già scritto nella natura, fatta delle sue particelle e delle sue energie (ed in effetti il se non erro il giansenismo calvinista di stampo settecentesco credeva proprio questo). Capisci bene che siffatto Universo sarebbe completamente inutile, nient'altro che un bel marchingegno a molla avviato da un Dio giocherellone. "

Il legame tra scienza e fede non penso si giochi su quel tavolo.
Si gioca anche su quel tavolo. Non solo su quel tavolo.

La mia fede non è certo irrobustita dal fatto che valga il "principio d' indeterminazione"! Nemmeno la mia. I pilastri della fede non sono razionali. Eppure mi conforta il vedere che la scienza è costretta a dichiarare che la ragione non è sufficiente a spiegare tutto nell'Universo.

Se la realtà ha natura probabilistica, cio' non significa che le previsioni non possano essere accurate.
Nota che mai mi sognerei di affermare che "nulla nell'Universo è deterministico". La mela continua a cadere dall'albero come predetto dalla gravitazione universale di Newton, ed il fotone continua ad essere deviato dalla gravità del Sole come predetto dalla relatività universale di Einstein. Se però andiamo ad indagare nella struttura intima della materia, scopriamo che c'è qualcosa di intrinsecamente indeterminato.

non capisco molto bene i motivi per cui "l' equazione dell' universo non la conosce nemmeno Dio".
Lo step in più proposto da Hawking rispetto ad Heisenberg è che a certi livelli nemmeno la determinazione probabilistica cui fai riferimento tu, quella che media tra velocità e posizione, è più sufficiente a prevedere una probabilità futura dello stato dell'Universo. C'è qualcosa di talmente intrinsecamente indeterminato nello scheletro dell'Universo da far dire ad Hawking che nemmeno Dio, cioè nemmeno una conoscenza totale della struttura dell'Universo, consente di predirne gli stati futuri.

Cosa volevo dire con il mio scritto? Che la mia fede si basa su questo per credere in Dio? No di certo. Ribadisco che la fede non può aver bisogno di prove dell'esistenza di Dio, altrimenti non sarebbe fede. Tra l'altro, teniamo conto che le acquisizioni scientifiche di Hawking potrebbero essere ribaltate domani da qualcuno che si spinge oltre (ma Hawking non è il tipo da sparare affermazioni confutabili con facilità, credo che dovremo convivere a lungo con i suoi risultati). Incidentalmente, il fatto che ogni realtà abbia una causa non può automaticamente provare l'esistenza di Dio, altrimenti con la stessa logica sarei costretto a chiedermi quale sia la causa di Dio. Ed il fatto che l'Universo necessiti di una causa non implica il fatto che debba contenere libertà (cioè non-determinismo), che è ciò di cui mi premeva parlare.

Quello che volevo dire è semplicemente che lo stato attuale della scienza (non quello di un secolo fa) ci dice che l'Universo potrebbe avere una ragione di esistere. Quella ragione è la libertà di scegliere. Non è un caso che il positivismo pensasse di poter fare a meno di Dio proprio in ragione del determinismo della scienza. Avevamo già discusso a lungo di temi contigui a questo anni fa sul forum.

Godel… Dice in modo rigoroso cio' che già Kant…
Con le sue proposizioni indecidibili, Goedel non ci dice quello che Kant ci aveva già detto. Ci dice piuttosto che la Logica, quella con la maiuscola, è intrinsecamente incompleta e dunque fallace. Premesse dimostrabili od indimostrabili che siano. Ti rendi conto del terremoto che ne è seguito nelle "scienze esatte", che della Logica matematica fanno il loro strumento principe? Ancora una volta, non metteremo in crisi con questo il fatto che girando la chiave il motore dell'auto partirà. Non ci saranno mai cigni neri nelle scienze esatte e 2+2 continuerà sempre a fare 4 all'interno del proprio sistema di riferimento. Però Heisenberg e Goedel hanno fatto a pezzi la pretesa scientista dell'onnipotenza della mente umana. C'è qualcosa di intrinsecamente inspiegabile nell'Universo, e non perché non ci siamo ancora arrivati. Se tu oggi puoi dire che "la scienza è mera pratica" è proprio grazie al fatto che quei due hanno demolito qualunque ulteriore ambizione la scienza si era posta. Purtroppo ancora oggi questa lezione qualcuno rifiuta di capirla, giudicando l'atteggiamento ateo-scientista l'unico degno di una mente razionale.