Dobbiamo rallegrarci o rattristarci per questa notizia? Propendo nettamente per la prima ipotesi. Leggere delle farneticazioni prodotte dalla Cassazione nel 1993 (l'autodeterminazione della donna farebbe sì che, se si uccide una donna incinta, l'aborto - la soppressione del feto - che ne consegue sarebbe "minore e incidentale" e quindi irrilevante ai fini della pena) mette un po' i brividi, e vedere che un giudice definisca quella sentenza con un ironico e sprezzante "suggestiva" non può che far piacere. Fuori da ogni ipocrisia, è evidente ci siano delle contraddizioni legate alla 194 cui non si potrà rimediare altrimenti che eliminano il presunto "diritto" della donna di sbarazzarsi a capriccio del proprio figlio, ma questa coerenza pare essere utopia irraggiungibile.
Quello che lascia un po' di amarezza, però, è che un'ovvietà come quella pronunciata dal giudice di Milano debba ancora essere una notizia, e che si legga nella sentenza una cosa quale
l’interruzione di gravidanza è stata il movente dell’imputato, determinatosi a terminare due vite (l’una in atto e l’altra in potenza).Una vita "in potenza"? Cioè, quella del feto non sarebbe ancora una vita?
Dunque, in quest'ottica (se proprio non vogliamo dire che un feto è vivo - ragionando per paradosso e tentando di interpretare il pensiero dei pro-choice), gli stati di riferimento nel ciclo di un essere vivente dovrebbero essere:
- vivo in potenza,
- vivo in atto,
- morto in potenza,
- morto in atto.
(Già che c'ero, ne ho introdotto un quarto: quello del "morto in potenza", così ho sistemato anche situazioni come quella della Englaro e di Welby.)
Ovviamente limitarsi a classificare questi stati non porta a niente. E' necessario stabilire che ad ogni stato si attribuiscono diritti umani fondamentali specifici. Pieni diritti, chiaramente, si assegnano solo allo stato 2. Negli altri stati non si gode a pieno titolo dei "Diritti dell'Uomo". Tutto bene? Mah, io già metterei i paletti prima di questo punto: a mio parere gli stati sono solo 2. Per molti, però (credo in larghissima parte per coloro i quali non sono usi pensare a queste cose e si lasciano influenzare da correnti di pensiero dominanti), questa impostazione è plausibile, tanto che la ripartizione negli stati 1, 2 e 4 è ormai riconosciuta in quasi tutto il mondo, e vari Paesi riconoscono che lo stato 3 non dà diritto di godere dei pieni diritti (qualcun altro ha titolo per decidere se la propria vita possa continuare o meno).
Ho la sensazione che però sia evidente a tutti quale incoerenza, quali rischi si corrano accettando questa impostazione. I passaggi di stato da 1 a 2 e da 2 a 3, infatti, non sono quasi mai netti e chiari. Provate a dire a qualunque madre sana di mente al 6° mese che suo figlio non è davvero vivo, è solo vivo "in potenza" e poi mi raccontate cosa vi risponderà. Se la madre non è una delle purtroppo troppe donne irriflessive che circolano, la stessa reazione l'avrà molto prima del 6° mese. Se è una donna intelligente, quella reazione l'avrà dall'inizio della gravidanza.
Per essere pienamente coerenti, oltretutto, credo che i paladini delle divisioni di stato (dove ad ogni stato corrispondono diritti umani di base differenti) dovrebbero introdurne un quinto:
- vivo in potenza,
- vivo in atto,
- vivo in atto ma handicappato,
- morto in potenza,
- morto in atto.
Non è purtroppo solo l'ipotesi di un'utopia negativa (o distopia, come va di moda dire oggi). Da qualche parte s'è fatto. Spero non ci sia bisogno di commentare.
12 commenti:
Mi sembra una sentenza molto promettente per i pro-life. Del resto la Cassazione si pronuncia in terribile continuità con la 194. In questo senso è rigorosa. Se la donna Puo' sopprimere il nascituro allora stiamo parlando di un oggetto; in quella fase il nascituro è considerato un oggetto in relazione alla donna; volendo applicare pene differenziate dovrei introdurre differenze anche tra le vittime con villa e quelle con casa popolare.
A mio parere l'idea mainstream non è tanto che il feto sia un oggetto. Questo lo potrebbe dire solo uno completamente privo del ben dell'intelletto. Un Sartori, per esempio. L'idea mainstream è più quanto dico sopra: si tratta di uno stato diverso dell'essere umano (nulla a che vedere con una proprietà - questa era invece una vecchia idea, quella del vecchio diritto romano che consentiva ai padri di fare quello che volevano dei giovani figli, compreso ammazzarli, in quanto loro proprietà). Il punto è che se iniziamo a distinguere diritti differenziati in base agli stati, dobbiamo accettare con coerenza tutte le conseguenze.
I diritti differenziati invece vanno assegnati in base a due soli stati: vivo o morto. Nota che anche la persona morta NON è un oggetto. Anche i cadaveri sono soggetto di diritti della persona, tanto che esistono reati di vilipendio, trafugazione, ecc. specifici per quello stato.
"I diritti differenziati invece vanno assegnati in base a due soli stati"
Io sono d' accordo, più che vivo o morto direi soggetto/oggetto. Per quanto mi riguarda riuscirei anche a far rientrare il cadavere tra gli oggetti, naturalmente un oggetto su cui ha la signoria il soggetto che lo possedeva. La sua profanazione è interdetta a causa di questa volonta sottointesa.
Ma non è mica facile rispondere logicamente all' obiezione: "e perchè due soli stati? Io ne voglio almeno 10: uomo, animale superiore, animale inferiore, vegetale, minerale, feto, embrione, blasto..., bambino, marziano, cadavere... ogni essere ha un suo diritto ad hoc.
Come rispondere? Anche considerato che in alcuni casi bisogna cedere: il bambino ovviamente non puo' avere i diritti dell' adulto. E allora c' è quello che dice: visto che differenze si sono introdotte per il bambino, altre ne introduco per il feto, ed altre ancora per l' embrione, ed altre ancora per... quando mi 2serve" introduco un diritto differenziato.
Io avrei una risposta in nuce alla domanda: "ma perchè limitarsi alla distinzione soggetto/oggetto?". Anche se presenta qualche inconveniente, per esempio i genitori avrebbero il diritto di abbandonare i figli (ruota) e non sarebbe in ogni caso possibile superare la distinzione bambino/adulto.
Non concordo affatto con questa impostazione. Il problema di base che voglio evitare è proprio la moltiplicazione degli stati. Proprio l'obiezione "e perchè due soli stati? Io ne voglio almeno 10" è quella che ha portato alle varie tragedie perpetrate per secoli, consentendo per esempio di considerare gli schiavi come esseri di uno stato inferiore. Dunque a quell'obiezione rispondo così: con due soli stati impedisco alla radice i crimini quali certe sottomissioni coloniali, lo sterminio degli ebrei, lo sfruttamento dei bambini, la riduzione in schiavitù, la costrizione alla prostituzione, ecc.
Non riesco nemmeno a capire le altre tue obiezioni.
1) "il bambino ovviamente non puo' avere i diritti dell' adulto".
Davvero? Pensavo che quest'idea fosse stata superata da parecchi decenni, almeno nel mondo civile. Stiamo parlando dei diritti fondamentali. I bambini ne godono esattamente tanto quanto gli adulti. In più godono di alcuni diritti speciali volti a tutelarne la fragilità della loro condizione. Senza togliere nulla ai diritti di base. Non sto parlando degli unici diritti dell'uomo. Sto parlando dei diritti fondamentali, che non sono molti. Per esempio, il diritto alla pensione non è un diritto fondamentale.
2) "uomo, animale superiore, animale inferiore, vegetale, minerale, feto, embrione, blasto..., bambino, marziano, cadavere".
Ma scusa, stiamo parlando di esseri umani, che c'entrano gli animali, i minerali, i vegetali, i marziani?
3) "più che vivo o morto direi soggetto/oggetto".
No. Il diritto al rispetto del quale gode il cadavere, l'uomo morto, nasce dal fatto che la sua natura è umana. Non è lo stesso diritto di cui gode il cadavere di un cane. Non stiamo dunque parlando di un "oggetto".
Un bambino ha una "capacità giuridica" molto ridotta rispetto ad un adulto. Il suo quadro giuridico è quindi differente. Se fosse un uomo diremmo che è un uomo di serie B (mi immagino nella vita di tutti i giorni se avessi solo i diritti di un quindicenne). E' a questo che mi riferivo. La cosa resta vera nonostante conservi ovviamente dei diritti "fondamentali". E' difficile poter rinunciare a questa differenza di trattamento, e molti ne approfittano in altri settori per introdurne di ulteriori in modo che la legge non sia uguale per tutti.
Nel difendere l' uomo ho un obiettivo: usare meno dogmi possibili. Per questo vorrei limitarmi alla distinzione tra soggetto/oggetto. Cerco di non parlare di "diritti fondamentali", perchè poi necessariamente dovrei escludere la "pensione" tramite un "dogma", e magari qualcuno non ci sta e in nome della dignità rivendica che... Cerco di distinguere tra "bipede umano" e "scimpanzè", perchè altrimenti avrebbe senso anche distinguere tra "scimpanzè" ed "orango"; anche perchè poi la distinzione meramente fisiologica è soggetta ad evoluzione (degli studi e della materia stessa) mentre io vorrei dire una parola definitiva. Quando parlo si Uomo in realtà ho in mente il Soggetto, chi ha - in atto o in potenza - un' intenzione, una responsabilità, una libertà (tutti concetti non-scientifici che potrei attribuire anche ad un marziano).
Non ho poi difficoltà a considerare il cadavere un oggetto. Non ho difficoltà nemmeno a considerare il mio corpo un oggetto (prezioso). L' importante non è la natura del corpo, l' importante è la natura del legame che lo unisce al proprietario. Considerare il corpo un oggetto non comporta nessun inconveniente: il cadavere non puo' essere vilipeso proprio per la volontà del suo possessore, ovvero del "soggetto" defunto (e quindi gli animali sarebbero esclusi visto che la loro "volontà" supponiamo che non conti e non esista).
Tu dici che sopprimendo le distinzioni eviti discriminazioni. Qualcuno potrebbe però dire che quanto più abolisci distinzioni, tanto più polarizzi quelle esistenti. Senza distinzioni intermedie un animale, per esempio, è poco più di un oggetto. Per nobilitare l' animale dovresti introdurre nuove categorie intermedie. Ed è inutile dire "ma io mi limito all' essere umano". Tu, ma molti non vedono il perchè di questo limite, ed è con loro che dobbiamo parlare.
Ric, l'animale è anch'esso soggetto ed oggetto di diritti. La distinzione in questi termini secondo me non porta a nulla, ed effettivamente il mio corpo è fisicamente un oggetto. Ecco perché l'unica distinzione che mi interessa, in quest'ambito, è uomo/non uomo. E se è uomo, vivo/morto.
Dici che questi sono dogmi e vuoi il minor numero di dogmi possibile? Anche il tuo è un dogma. Dobbiamo accettare che non si può fare a meno dei dogmi. Possiamo ridurli ai minimi termini, e su questa esigenza concordo. Per ridurli ai minimi termini dovrò inserire il minor numero possibile di dogmi nella mia dichiarazione dei diritti fondamentali dell'uomo. Ci metterò tutti quelli indispensabili. Tra i quali non rientra il diritto alla pensione. Rientreranno altri diritti.
L'animale non è uomo. La differenza tra scimpanzé ed orango non è la stessa che c'è tra scimpanzé ed uomo. Credo che uno scimpanzé debba godere di più diritti di una pulce, ma questo discorso non mi interessa qui. Non è di questo che sto parlando. Tralasciamo il discorso sull'evoluzione per vari motivi: primo non è una cosa provata (personalmente non credo affatto che l'uomo si sia evoluto dalla scimmia, e sfido chiunque a provarmelo, e l'onere della prova spetta a chi sostiene tesi bizzarre, contrarie all'evidenza empirica). Secondo stiamo parlando di cose concrete ed attuali: di cosa accadesse milioni di anni fa puà non importarcene nulla. Oggi l'uomo e lo scimpanzé sono ben distinti e non c'è possibilità di equivoco (sempre che ci sia mai stata, nulla cambia anche ammettendo che l'uomo si sia evoluto dal lombrico). La parola che possiamo dire è a tutti gli effetti definitiva in termini di milioni di anni, il che è più che sufficiente per definire le leggi che governano l'umanità.
Nota che questi diritti fondamentali dell'Uomo prescindono del tutto dalla volontà del soggetto. Non vilipenderò un cadavere anche se al suo possessore, quand'era in vita, ciò non sarebbe importato. Altrimenti danneggerò i sentimenti umani dei parenti, degli amici, e di tutta l'umanità in generale. Vedere martoriare un cadavere, fosse anche quello di Benito Mussolini o di Saddam Hussein, mi urta, anche se non ho mai conosciuto quella persona in vita. E' intollerabile e chi compie simili azioni deve essere punito.
un animale, per esempio, è poco più di un oggetto Un animale è un animale. Più di un oggetto (che significa poco o tanto?), meno di un uomo. Non ho problemi a definire quanti stati voglio sugli animali e a discutere opinioni contrastanti tra chi sostiene che il gatto abbia più diritti del cane o viceversa. Il problema è sugli uomini. Queste discussioni sugli uomini le troverei inaccettabili.
Sì, sì, per carità, e chi lo nega. Anche il mio è un dogma. Infatti dicevo che ne vorrei "il meno possibile", non che vorrei farne a meno. E per questo scelgo il tradizionale dualismo cartesiano: soggetto/oggetto. Mi consente di fare a meno di altre distinzioni: uomo/animale, animale superiore/animale inferiore... Non ce ne sarebbe più bisogno.
In fondo sul cadavere/oggetto, come sul corpo/oggetto si riflettono alcune differenze che erano emerse parlando di "suicidio". Se dovessi sapere che X raccomanda in modo chiaro e preciso ai suoi eredi di riservare al suo futuro cadavere un certo trattamento, accetterei il fatto che gli eredi si uniformino a questa volontà, nonostante quel "trattamento" potrebbe sembrarmi barbaro e lo considererei un "vilipendio" se attuato sul mio cadavere.
"soggetto/oggetto. Mi consente di fare a meno di altre distinzioni: uomo/animale, animale superiore/animale inferiore..." Ne sei sicuro? Devo leggervi che tutti i "soggetti" godrebbero di diritti e gli oggetti no? Tutti gli animali sono "oggetti" e dunque godono solo dei diritti che i loro proprietari, bontà loro, hanno la compiacenza di accordargli? Ovviamente nessuno mi impedirà di torturare uno scimpanzé, dato che non ha proprietario. E poi, per restare ai tuoi stessi esempi, un bambino è o no soggetto? E se lo è, in base a cosa?
"Mi consente di fare a meno di altre distinzioni..." Bella notizia. O mi dici che fai a meno di tutte le distinzioni (e allora hai semplificato, come farebbe un buon materialista puro), oppure mi devi spiegare perché la distinzione "soggetto/oggetto" sarebbe migliore di "uomo/non uomo". In realtà credo che la tua distinzione complichi le cose, e permetta un'alea intollerabile, nel momento in cui si stabilisce a capriccio chi può essere considerato "soggetto" e chi no.
Quanto alla volontà che venga fatto ciò che si vuole del proprio cadavere, ha senso solo in certi limiti accettati comunemente. Il vilipendio è tutt'altra cosa.
Il bambino presenta problemi, ma questa è la prima cosa che ho detto! Sarebbe per forza di cose un "soggetto particolare", ma pu sempre un soggetto.
Se l' unica distinzione riguarda soggetto/oggetto cio' non significa che altre distinzioni non possano essere introdotte. Solo che la prima è una distinzione "naturale", le altre sarebbero distinzioni "convenzionale". Sulla prima non si discute, sulla seconda sì, si discute, ci si accorda e si cambia a secondda delle convenienze.
Posso dare al mio cavallo diritti assurdi, valgono nell' ambito della mia proprietà. Una comunità puo' dare agli animali diritti sacrali, valgono nel suo territorio. Sono diritti convenzionali che nascono dal soggetto. La cosa puo' essere chiarita anche con un esempio: una guerra puo' anche ritenersi legittima se concepita per liberare dei soggetti "vessati" in altre comunità e nazioni, ma non per liberare degli "animali".
Mi chiedi in cosa la distinzione soggetto/oggetto si caratterizzi rispetto a quella uomo/non uomo. Bè, se uomo/non uomo è la tua unica distinzione in nulla: l' uomo è il soggetto e il non-uomo l' oggetto. Ma tu mi sembravi aperto però ad altre distinzioni. Nel momento in cui apri il recinto c' è subito chi c' infila la distinzione embrione/blastocisti e procede con la sperimentazione sulle staminali. Io dico: la distinzione è questa, punto e basta, decidiamo cosa mettere di là e cosa di qua. Tu dici: questa distinzione mi va bene (uomo non uomo), questa no (bambino/feto), questa sì (animale superiore/animale inferiore), questa no (embrione/blastocisti)... Io proferisco un "dogma" (se vogliamo chiamarlo così), qualcosa su cui non discuto. Tu devi proferirne diversi.
Ric, messa in questi termini la differenza tra le nostre posizioni mi pare solo nominalistica. Il mio punto di partenza è che non devono esserci distinzioni nei diritti fondamentali tra adulti e bambini (che siano nella pancia o fuori dalla pancia non cambia nulla). Se tu preferisci scrivere "soggetto" anziché "uomo", ma con soggetto intendi "uomo vivo", l'unica cosa che ci distingue a questo riguardo è nel come consideriamo l'uomo morto. Per te è solo un oggetto, per me è solo uno stato diverso dell'essere uomo (con ovviamente dei diritti molto limitati). Chiaramente questi sono dogmi.
Ho come l'impressione che tu abbia frainteso il senso del mio messaggio quando dice che "sono aperto ad altre distinzioni". E' dal'inizio che dico esattamente il contrario. Le distinzioni ci sono, ma non nei diritti fondamentali: ci sono tra adulto, vecchio, bambino, bianco, nero, cattolico, mussulmano, ricco, povero, politico, cittadino comune, italiano, svizzero, feto, embrione, neonato, comatoso, autistico, ....
Questa è l'evidenza dei fatti e non c'è da aprire nessun recinto per accettarla. Il problema è che da sempre c'è qualcuno che ha pensato che ad ognuno di questi stati corrispondano diritti FONDAMENTALI negoziabili. Oggi questi individui si scalmanano nelle piazze e nei forum.
L'unica risposta che gli si può dare è che questi diritti sono NON NEGOZIABILI, in qualunque stato sia l'essere umano (con l'unica eccezione per lo stato di cadavere).
PS: forse l'equivoco potrebbe essere nato se hai letto il mio post troppo in fretta. Quando parlo dei 4 stati (e alla fine addirittura dei 5 stati), sto ragionando per paradosso. Mi metto nella mente di chi sostiene che il feto sia una vita "in potenza". Lo faccio proprio per confutare quell'idea!! Non ero abbastanza chiaro in questo?
Diciamo che è fondamentale la distinzione tra "diritti naturali" e "diritti convenzionali".
I primi, secondo me, esistono oggettivamente e dividono il mondo in due sole categorie: soggetti e oggetti; con i primi che sono titolari di detti diritti. Diciamo pure, e tu mi capisci, che i diritti naturali vengono creati da Dio. Gli altri, i diritti convenzionali, vengono creati dall' uomo e ricevono il loro valore da un accordo, sono il frutto dei soggetti che agiscono in libertà nell' osservanza dei soli diritti naturali. Per chi non ci sta, l' accordo non vale, anche se i diritti naturali continuano a valere pure per lui. I "diritti convenzionali" dividono il mondo in mille modi, nei modi che riteniamo più utile e conveniente che venga diviso visto che un accordo lo stipuliamo solo per convenienza.
I diritti naturali "esistono". I diritti convenzionali facciamo "come se" esistessero anche se non hanno quell' esistenza oggettiva che impegnerebbe tutti. ciao.
P.S. ora comunque rileggo l' articolo, in effetti sto facendo 100 cose e in queste condizioni non posso escludere topiche. a presto.
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