martedì 7 ottobre 2008

Palma di ghiaccio

4 mesi 3 settimane 2 giorni di Cristian Mungiu.
Un film importante, che tiene incollati ed agghiacciati dall'inizio alla fine. Imperdibile.

[Spoiler - Se non avete ancora visto il film quanto segue potrebbe anticiparvi qualche sorpresa]

Ha vinto Cannes e questo ha stupito molti, me compreso. Il tema è tra i più scomodi della contemporaneità, se non il più scomodo in assoluto. L'aborto.

Intorno a questo tema ne girano però parecchi altri. La povertà, con le sue dignità ed abiezioni, la corruzione, la Romania di Ceausescu e l'Est comunista, gli abusi, l'ipocrisia delle famiglie "bene" amiche del regime, che chiacchierano in salotto della loro "fede" vissuta andando a messa a Natale o sbandierando un pigro ateismo. Noi uomini, esattamente come in Juno, ne usciamo con le ossa parecchio rotte, come eterni bambinoni imbambolati intorno ai quali scorre il mondo vero di chi vive sul serio. Le ragazze fragili che si lasciano trascinare dalle situazioni. Ci sono una miriade di dettagli sui quali bisognerebbe soffermarsi, come la tovaglia in tela cerata e scolorita sopra ma non sui lati del tavolo, icona di una certa condizione, come gli smalti e le cere depilatorie di contrabbando, come le sigarette che dominano ovunque, come i bicchieri diversi sulla tavola della famiglia benestante. C'è una cura meticolosa in questo tipo di dettagli.

La parte del medico è scritta e recitata in modo magistrale. Spero che quell'attore riceva i premi che merita. Anche il ritratto della Romania, che ne esce come un paese malconcio ma vero, è per me un inedito. Momenti quali gli incontri con il personale degli hotel non possono non colpire chi con quel tipo di Est ha avuto qualche scambio.

Quanto al tema principale, l'aborto. Dapprima sono rimasto un po' sconcertato. Sembra che la sequenza degli eventi sia ineludibile, una specie di Castello di Kafka. Le due ragazze si fanno trascinare dalle circostanze, senza alternative percorribili. La prima idea che mi sono fatto è che questo film volesse mostrare e condannare cosa accada quando l'aborto non è legalizzato.

Ma c'è quel feto, quel bambino di quattro mesi, quel faccino innocente, giacente su quel terribile pavimento piastrellato del bagno, mostrato in silenzio in tutta la sua nuda, straziante umanità. Un autore pro-choice oppure che non avesse voluto prendere nessuna posizione non ce l'avrebbe mostrato in quel modo così crudo, così inequivocabile, così ineluttabile.

E allora viene da ripensare a tutta la catena di eventi, a quante scelte delle due ragazze avrebbero potuto essere diverse, a quanta libertà - persino sotto il regime! - hanno rinunciato optando per la via che sembrava loro una scorciatoia, fatta di difficoltà grandi ma superabili, e che invece si dimostra impervia e senza ritorno.

Ritorno impossibile, come è evidente nella conclusione, allo squallido tavolo dello squallido ristorante nello squallido albergo. Mentre la cinepresa si allontana dalla finestra, rievocando una scena precedente dove era stati ripresi due pesci rossi dietro il vetro di un acquario, le due ragazze si propongono di dimenticare il tutto non parlandone mai più. E ogni spettatore, dentro di sé, immediatamente pensa...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

un film stupendo, onesto, forte, che ho visto appena uscito in dvd

spero di poterne parlare qui, questo fine settimana
ciao
d

Unknown ha detto...

Ricordo che le lunghe inquadrature fisse, in tante scene del film, erano ipnotiche. Era come se il regista volesse costringerti a 'vedere'. Solo sul feto non si ferma, se non il tempo necessario a farti capire l'enormità di quello che è appena successo, senza che nessuno, tranne Otilia, se ne renda conto. Tutto intorno, proseguono le contrattazioni - quanto mi dai per questo, cosa ti dò per quello - come le saponette e le sigarette che si scambiano all'inizio le studentesse all'ostello.

Non so se il regista volesse prendere una posizione sull'aborto, a me è sembrato che si parlasse di responsabilità. Ricordo la scena in cui Otilia - dopo l'inferno in cui è stata coinvolta - va a chiedere al suo ragazzo "E se fosse successo a me? a noi?" E dalla risposta superficiale e ottusa del ragazzo si rende conto che anche lui forse non è molto diverso dall'amica.
E che è rimasta la sola a farsi delle domande.
L'amica l'aspetta al ristorante dell'albergo, dove mangerà con appetito un bel piatto di interiora. Otilia non ha più fame, invece.
Impegnativo, ma bello.
ciao
d