sabato 24 gennaio 2009

Tolleranza zero

L'islam è un'emergenza mondiale ormai da tempo. Questa religione contiene un carico di violenza terribile, praticata personalmente da Maometto e presente nel testo del suo libro sacro. E' controcorrente e fuori moda dirlo, si passa per intolleranti, per fanatici, per integralisti cristiani, e tutta una serie di epiteti poco simpatici.
I paladini del relativismo culturale e religioso ci propongono amenità quali "tutte le religioni si equivalgono". Alcuni di essi si annidano anche all'interno del clero cattolico.

Scrive don Juan Andrés Caniato:

Io ricordo di aver letto molto tempo fa un editoriale di Enzo Bianchi sulla Stampa nella quale affermava che era giunto il tempo per la Chiesa cattolica di riconoscere ufficialmente il carattere sacro della storia di Maometto e dell'Islam e di avere discusso questa cosa con alcuni confratelli preti, rimediando solo qualche sorrisino compiacente. In effetti la crisi esiste ed ha radici teologiche ormai molto profonde. La Facoltà Teologiche (che, tra l'altro, formano i futuri preti) sono molto più impegnate oggi nel ricercare il fondamento del dialogo interreligioso, che nell'indagare le ragioni della fede cristiana. Io credo che una via d'uscita è quella che [...] deve essere ribadita con maggior forza: una cosa è il rispetto per le PERSONE, altro è il riconoscere l'ISLAM in se stesso come via di salvezza. [...] L'autentica tolleranza è il rispetto per la persona, non per le sue idee (se le sue idee sono sbagliate). Questo è il comportamento di Gesù, che accoglie sempre chiunque, ma chiede di cambiare vita...
E preoccupanti sono anche le parole di Magdi Cristiano Allam:
Il nostro Occidente emerge sempre più come un colosso di materialità dai piedi d’argilla perché senz’anima, in profonda crisi di valori, che tradisce la propria identità non volendo riconoscere la verità storica ed oggettiva delle radici giudaico-cristiane della propria civiltà. E’ un Occidente ideologicamente e concretamente colluso con l’avanguardia dell’esercito di conquista islamico che mira a riesumare il mito e l’utopia della “Umma”, la Nazione islamica, invocando il Corano che legittima l’odio, la violenza e la morte, ed evocando il pensiero e l’azione di Maometto che ha dato l’esempio commettendo efferati crimini, come quello che lo vide personalmente partecipe della strage e della decapitazione di oltre 700 ebrei della tribù dei Banu Quraizah nel 627 alle porte di Medina.
[...]Il cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, intervenendo al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini il 25 agosto 2008, nel corso di una conferenza stampa che ha preceduto l’incontro pubblico dal titolo “Le condizioni della pace”, ha ripetuto la tesi da lui già sostenuta in passato, secondo cui le religioni sarebbero di per sé “fattori di pace”, ma che farebbero paura a causa di “alcuni credenti” che hanno “tradito la loro fede”, mentre in realtà tutte le fedi sarebbero “portatrici di un messaggio di pace e fraternità”.
La tesi del cardinale Tauran è che le religioni sarebbero intrinsecamente buone e che quindi lo sarebbe anche l’islam. Ne consegue che se oggi l’estremismo e il terrorismo islamico sono diventati la principale emergenza per la sicurezza e stabilità internazionale, ciò si dovrebbe imputare a una minoranza “cattiva” che interpreterebbe in modo distorto il “vero islam”, mentre la maggioranza dei musulmani sarebbe “buona” nel senso di rispettosa dei diritti fondamentali e dei valori non negoziabili che sono alla base della comune civiltà dell’uomo.
La realtà oggettiva, lo dico con serenità e animato da un intento costruttivo, è esattamente il contrario di ciò che immagina il cardinale Tauran. L’estremismo e il terrorismo islamico sono il frutto maturo di chi, a partire dalla sconfitta degli eserciti arabi nella guerra contro Israele del 5 giugno 1967 che ha segnato il tramonto dell’ideologia laica, socialista e guerrafondaia del panarabismo, innalzando il vessillo del panislamismo ha voluto essere sempre più aderente al dettame del Corano e al pensiero e all’azione di Maometto. La verità, dunque, è che l’estremismo e il terrorismo islamico corrispondono genuinamente al “vero islam” che è un tutt’uno con il Corano che a sua volta è considerato un tutt’uno con Allah, opera increata al pari di Dio, così come corrispondono al pensiero e all’azione di Maometto.
Alla radice del male non vi è dunque una minoranza di uomini “cattivi”, responsabili del degrado generale, mentre le religioni sarebbero tutte ugualmente “buone”. La verità è che le religioni sono diverse, mentre gli uomini – al di là della fede e della cultura di riferimento - potrebbero essere accomunati dal rispetto di regole e di valori comuni. La verità è che il cristianesimo e l’islam sono totalmente differenti: il Dio che si è fatto uomo incarnato in Gesù, che ha condiviso la vita, la verità, l’amore e la libertà con altri uomini fino al sacrificio della propria vita, non ha nulla in comune con Allah che si è fatto testo incartato nel Corano, che s’impone sugli uomini in modo arbitrario, che ha legittimato un’ideologia e una prassi di odio, violenza e morte perseguita da Maometto e dai suoi seguaci per diffondere l’islam.
La verità, lo dico sulla base dell’oggettività della realtà manifesta e della consapevolezza legata all’esperienza diretta, è che non esiste un “islam moderato”, così come invece ha sostenuto lo stesso cardinale Tauran, mentre certamente ci sono dei “musulmani moderati”. Sono tutti quei musulmani che, al pari di qualsiasi altra persona, rispettano i diritti fondamentali dell’uomo e quei valori che non sono negoziabili in quanto sostanziano l’essenza della nostra umanità: la sacralità della vita, la dignità della persona, la libertà di scelta.


Questo duro testo è in una lettera che Allam ha inviato pochi mesi fa a papa Benedetto XVI. Assieme al testo citato precedentemente, è disponibile (per chi è iscritto a facebook) a questo indirizzo: http://www.new.facebook.com/topic.php?uid=10021318183&topic=6063. Non si può certo dire che Allam l'islam non lo conosca bene. I segni sono inequivocabili. Le recentissime mobilitazioni di massa che hanno visto migliaia di islamici radunarsi sui sagrati di varie chiese, tra cui il duomo di Milano, sono secondo Allam delle prove generali, per contarsi. Prove riuscite benissimo.
Una recente proposta di Fini, persona che a me piace pochissimo per varie uscite che ha avuto negli ultimi anni, vorrebbe che nelle moschee italiane almeno le prediche fossero pronunciate in italiano. Sembrerebbe una proposta talmente ovvia da chiedersi perché non ci sia pensato prima, invece i soliti benpensanti islamicamente corretti stanno protestando. Ne ho sentiti vari, in questi giorni, telefonare a Prima Pagina, sostenendo che è una proposta ingiusta che viola i diritti e le libertà dei mussulmani, supportati dalla conduttrice Sara Menafra del Manifesto. Costei, in particolare, è arrivata a dire che è incoerente la Chiesa poiché il vescovo di Bologna si è detto d'accordo con questa proposta, mentre il papa ha reintrodotto il latino riabilitando la messa della messa tridentina. Incurante, ovviamente, che l'omelia nella messa tridentina si pronuncia nella lingua del popolo (le preghiere e le letture, nelle celebrazioni islamiche, resterebbero ovviamente in arabo e nessuno si sogna di chiedere il contrario); incurante, ovviamente, del fatto che la liturgia tridentina non è certo praticata nelle messe comuni cui assiste la stragrandissima parte del popolo cattolico.

Questa gente, i relativisti italiani, è forse più insidiosa degli stessi islamici, trasformandosi in temibile cavallo di Troia. Sono i paladini della "tolleranza". Io concordo con Allam: a casa mia voglio accogliere, non tollerare. Ma perché li possa accogliere, gli ospiti devono conformarsi a delle regole di minima civiltà (non c'è bisogno che si convertano al cattolicesimo, ma devono essere "rispettosi dei diritti fondamentali e dei valori non negoziabili che sono alla base della comune civiltà dell’uomo"), altrimenti li sbatto fuori a calci.

Nessun commento: