venerdì 9 gennaio 2009

Cose belle e meno belle al volgere dell'anno – parte 1

Le vacanze sono ormai giunte al fine. Complessivamente il bilancio è molto positivo.

Tralasciando la parte più importante, quella relativa agli affetti personali, mi dedicherò alle “belle cose” più materiali che mi hanno rallegrato queste settimane. In buona parte si tratta di fenomeni supercommerciali: rifuggo come sempre dagli atteggiamenti snobistici. Non tutte sono cose particolarmente nuove. Elenco solo quelle che ho letto/visto/ascoltato/usato per la prima volta.

Cose imperdibili:

LittleBigPlanet
Un gioco innovativo per la PS3, destinato a rivoluzionare il mondo dei videogames. Guidando il nostro sackboy (un pupazzetto di stoffa che possiamo abbigliare e decorare come vogliamo), esploriamo in perfetto stile platform game un mondo fantastico ed accattivante, colmo di suggestioni. Si può giocare cooperativamente fino in quattro, e giocarci con i bambini è un vero spasso. E’ superintegrato in internet e c’è la possibilità di creare ricchissimi ambienti da condividere e far giocare online agli altri giocatori sparsi per il mondo. La grafica è rivoluzionaria, fatta tutta di elementi e materiali del mondo reale trasformati. E’ un gioco che ha creato in me un po’ di dipendenza.

Cito quale curiosità l’incidente che ne ha ritardato l’uscita di qualche giorno: una canzone conteneva un testo in libanese tratto dal Corano, il che è stato sufficiente a costringere i produttori, per evitare l’ira dei mussulmani, a ritirare centinaia di migliaia di copie in blu-ray già stampate e distribuite ai grossisti.

Desperate Housewives, stagione 4
Serie che ha mostrato un nuovo slancio. Dopo una prima stagione esplosiva, un leggere calo nella seconda, un calo ancora maggiore nella terza, ecco riesplodere il fenomeno, grazie all’apporto di una grande linfa vitale. L’autore sembra gettare ogni remora dovuta probabilmente in passato ad una ricerca di minima plausibilità. Qui, invece, assistiamo ad un impianto più sudamericano, con trame intircate che includono omicidi tentati e riusciti, spettacolari uragani meteorologici e sentimentali, ragazzine psicocriminali e madri che occultano il cadavere del figlio, belle facce oneste che si rivelano drogati dipendenti dai farmaci e una protagonista che affronta niente di meno che un tumore (argomento altrimenti tipicamente tabù), omosessuali dipinti come plausibili antipatici bastardi anziché i soliti simpaticoni eccentrici della TV (l’autore della serie è omosessuale e può permettersi di farlo). I momenti topici sono tantissimi ed i cali pochissimi. La serie è emotivamente coinvolgente come poche altre, e temi quali religione, malattia, rapporti famigliari (coniugali e parentali), omosessualità, politica vengono trattati in modo alquanto non-convenzionale, originale e brillante. La puntata dell’uragano a mio parere è degna di entrare nella storia della televisione.
Purtroppo la serie è rovinata da una chiusa precipitosa, fenomeno che ha compromesso anche altre serie nello scorso anno (ho in mente in particolare la terza stagione di Prison Break). Il famoso sciopero degli screenwriters ha fatto dei bei danni. Troppi fili si ricongiungono a cascata nella doppia puntata finale. Da notare l’ennesima pessima presentazione della RAI, in seconda serata e con un ritardo esagerato (un anno dopo la trasmissione su Sky), e con una cadenza variabile (martedì, poi qualche volta il venerdì, …). Per fortuna in Inghilterra è disponibile il cofanetto di DVD (che ha pure l’audio italiano), che ho prontamente acquistato e mi ha permesso di non essere succube dei capricci RAI.

Locoroco 2
Gioco per la PSP. Anche qui, il rischio di cadere in dipendenza è elevato. Il genere è ancora il cosiddetto “platformer”: ci sono vari “quadri” da esplorare, dove si devono raccogliere oggetti e risolvere enigmi per proseguire. Sembrava un genere in declino, soppiantato da altre tendenze: dapprima dai mondi virtuali ipercomplessi dei FPS (first person shooters), dove le ambientazioni sono tridimensionali e si punta al massimo del realismo cinematografico, le sessioni di gioco sono piuttosto lunghe e le trame intricate. Poi c’è stata la fase degli RPG (role playing games), dove la complessità è ancora più grande, si devono gestire una miriade di parametri attrezzando il personaggio di caratteristiche fisiche, psichiche, armamenti e poteri magici molto dettagliati e sofisticati. Infine c’è stata la reazione di rottura, quella il cui emblema è il Wii: da giochi di una complessità e dimensione enormi si è tornati a giochi ipersemplificati, dove la grafica è elementare, si capisce tutto immediatamente ed in pochi secondi si è in grado di divertirsi, come era ai vecchissimi tempi dei primi ping pong elettronici. Sto ovviamente semplificando: in realtà tutti questi mondi sono ancora vivi e vegeti, e convivono abbastanza pacificamente (a parte l’esaltazione dei vari “fanboys”, che esaltano questa o quella console e questo o quel genere, pretendendo ridicolmente di essere gli unici “hardcore gamers” che hanno capito tutto). Ogni genere, ogni console ha il suo pubblico di riferimento e c’è spazio per tutti. Il Wii è perfetto per il pubblico superoccasionale, la PS3 e l’X-Box sono per un pubblico più esigente, la PSP e il DS sono perfetti per l’uso nei ritagli di tempo, ovunque ci si trovi. Non sono rare le persone che posseggono più di una console.

Ho divagato un po’, torniamo ora al nostro Locoroco. Platform game, dicevo, ma piuttosto intricato. Ci si prende immediatamente la mano, avvicinandoci alla guida del nostro plastico e rimbalzoso pallino (il locoroco) alla ricerca dei suoi amici con i quali si unirà ingrandendosi ogni volta. In ogni coloratissimo quadro si devono unire 20 lochirochi, evitando varie insidie, in genere governate dal cattivo Bonmucho che con i suoi Moja sporca il mondo fantastico delle simpatiche talpine Mui Mui. In perfetto stile giapponese, il tutto è accompagnato da musichette accattivanti e divertenti, che spesso diventano anche protagoniste del gioco. Ci sono vari spunti umoristici e si gioca quasi sempre col sorriso. Ben presto, però, ci si rende conto che il mondo di Locoroco non è semplicissimo come appariva, ed i compiti che dobbiamo svolgere sono tanti e variegati, e spesso niente affatto semplici. Bravi gli sviluppatori, davvero, sotto parecchi punti di vista. Bella la grafica, bello lo stile, bella la giocabilità, bella la trama, bella la musica, belle le idee sulle meccaniche che regolano i vari quadri. 10/10, imperdibile.

Ortone e il mondo dei Chi
(Horton Hears a Who)

“A person's a person, no matter how small!” Ogni tanto capita un film non sotto vuoto spinto. Il libro è stato scritto negli anni 50 dal mitico Dr. Seuss (l’autore del Grinch e di Ratatouille) e la penna potente si fa sentire! L’arrogante cangura trascinatrice di folle, al grido di “se non puoi vedere qualcosa, non esiste!”, cerca di distruggere un intero minimondo (anch’esso frequentato in buona parte da scettici che non credono nell’esistenza del mondo più grande). L’elefante Ortone, “fedele al 100%”, è pronto a sacrificare completamente e disinteressatamente se stesso, pur di salvare questo mondicino e le sue minuscole personcine, collaborando con il piccolo sindaco dei Chi.

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