domenica 29 giugno 2008

Cena paesana

Cena interessante, stasera. Festa paesana, in onore dei 55 anni di sacerdozio del don. Mi piace ascoltare i discorsi tra gli anziani. Vivono di ricordi che parlano di un mondo che non ho conosciuto, che ho solo sfiorato da piccolo, ma che è il mio mondo.

Questa sera è stata istruttiva. Uno di essi mi ha raccontato il suo 25 aprile, quando aveva 5 anni. Prelevato, assieme a sua madre ed a sua nonna, dalla “resistenza”, una ventina di milanesi armati, con la “bandoliera” di proiettili al collo, gente nota al paese perché non era stata in guerra, né aveva mai lavorato. Comunisti dichiarati, che volevano vendicare due persone assassinate dai tedeschi.

Il gruppetto viene portato in una sala del municipio del nostro comune del varesotto, dove al posto del ritratto del duce era stato issato quello di Stalin, per essere giudicato. La sentenza è rapida: condanna a morte. La colpa, se ho capito bene, è che la nonna parlava tedesco, ed i tedeschi occupanti ne l’avevano apprezzato, frequentando la loro casa. Non era una famiglia collaborazionista, ha precisato, ma sappiamo com’erano gli italiani dell’epoca. C’erano i fascisti, c’erano i comunisti, e poi c’era la stragrande maggioranza della gente. Povera, ignorante, pragmatica, non fanatica. Come egli mi ha raccontato, la gente dell’epoca era anche “cattiva”: nella povertà, cercava di cogliere tutto quello che poteva dalle circostanze, ed i mutui favori erano frequenti, ma sempre in vista di un ricambio. Il mondo dell’“albero degli zoccoli”.
Non è uno scherzo, la condanna. Altri in quell’occasione le penne le hanno lasciate davvero, grazie a quei partigiani, ed ora giacciono al cimitero, ma loro sono più “fortunati”: gioca a favore il fatto che il padre è deportato in un campo di concentramento (non ho chiesto per quale ragione, ho intuito invece com’è finita).

Nonostante la grazia, il fatto lascia un segno profondo. Tutta la vita di questa persona cambia. A 5 anni torna a bagnare il letto. A scuola, ogni interrogazione inizia a sudare. L’evento è dimenticato, rimosso da cosciente, ma lavora nel profondo. Gli ci vorranno anni per ricostruire i fatti, associarli ai comportamenti successivi. Compagni di classe gli vanno in odio, provocandogli reazioni violente, solo perché provengono da Milano. Il dramma, ricostruisce, è che in quella situazione, a 5 anni, non aveva reagito in difesa della madre e della nonna.

Che genere di persone può emettere una condanna a morte per un bambino di 5 anni? Persone migliori dei fascisti che combattevano? O forse la loro immagine simmetrica e speculare? La resistenza, però, viene (veniva) portata nelle scuole ed in televisione a raccontarci le sue eroiche gesta. Questi episodi, invece, chi li sente mai?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quanto dici, caro david, mi trova sempre sensibile. Non solo, mi ricorda anche una mia recente riflessione lasciata a lungo nelle "bosse". Mi offri il destro per rispolverarla (http://broncobilli.blogspot.com/2008/06/e-qui-la-festa.html).

ric

Lap(l)aciano ha detto...

Che cretinata scrivere:

"Questi episodi, invece, chi li sente mai?"

Giusto per farti due esempi: se vai su Wikipedia, l'articolo "Morte di Mussolini" e "Resistenza Italiana" hanno dimensioni comparabili.

Oppure vai su google e digita "Piazzale Loreto" e avrai 244.000 risultati. Per "Resistenza italiana" 413.000, che non mi sembra una differenza incredibile.

Mi sembra solo un revisionismo d'accatto per fare vedere che i partigiani erano cattivi quanto i fascisti. Chiedere ai deportati ad Auschwitz per conferma.

davidthegray ha detto...

Caro mio, le cose che ho scritto le ho sentite con le mie orecchie dalla voce di un sopravvissuto alle bande dei "partigiani", i cui mandanti hanno poi riempito i libri di storia. Nota bene: non tutta la resistenza era cattiva, come non tutti i fascisti erano cattivi. Purtroppo però gli ideali che muovevano gli uni e gli altri erano UGUALMENTE disastrosi.

Quanto ai deportati di Auschwitz, è facile sentire le loro atroci testimonianze. Non altrettano semplice è ascoltare quelle dei gulag o dei lagolai (che, per tua informazione, al contrario dei lager fortunatamente chiusi 60 anni fa, continuano a funzionare benissimo ancora oggi).

Quanto alle statistiche delle pagine in google, ma che vorresti dire? Che quelle chiavi di ricerca che hai messo starebbero ad indicare qualcosa su un'imparzialità della storiografia nel racconto della liberazione? Ma fammi ridere allora! "Piazzale Loreto". Cioè se uno scrive "Piazzale Loreto" in una pagina cosa sarebbe, un nostalgico del fascio? E chissenefrega dell'episodio di piazzale Loreto (insomma, la dice lunga sui protagonisti dell'antifascismo, ma Mussolini se l'era cercata). Quello di cui non si parla è cosa accasesse nei nostri paesi, alla gente comune, dopo il d-day italiano.

Nelle scuole italiane ancora oggi si insegna che la liberazione la dobbiamo ai bravi partigiani. Le loro nefandezze sono taciute completamente. Appena qualcuno prova a dire "beh" subito si trova assalito dalle accuse di revisionismo d'accatto di quelli come te, degli Asor Rosa, del solito branco.