lunedì 24 novembre 2008

La perfezione del cristiano

Sullo spunto delle letture della liturgia ambrosiana di ieri (domenica di Giovanni battista), di un incontro sulla "parabola del seminatore" e di una serie di scambi qui, riorganizzo un attimo i pensieri.

Diana cita il racconto dei pesci-banana di Salinger: "Gesù Cristo suggerice quanto segue: "Siate dunque perfetti, proprio come è perfetto il Padre vostro che sta nei cieli."" (il brano poi prosegue a dimostrare che Dio non è perfetto perché permette il male e la sofferenza, che non si capisce cosa c'entri con la perfezione). 

Non posso certo dirmi un autorevole esegeta biblico, ma mi sembra chiaro che Salinger del cristianesimo non abbia capito proprio un accidenti.

Il messaggio del Vangelo sulla perfezione che cita Salinger sta in Matteo 5, nella pagina delle beatitudini. Forse è meglio leggerlo per intero: 

[43-48] Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 

Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
 

La perfezione sta dunque nell'amare anche chi non ci ama, come Dio ama chi non lo ama. 

La faccenda è tutt'altro che semplice, com'è ovvio, ed abbastanza in contrasto con la tradizione ebraica. E' interessante, da questo punto di vista, confrontare il brano con quello proposto dalle letture ambrosiane di ieri, quello di Giovanni il battista (Matteo 3). 

[7-12] Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, [Giovanni] disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Gia la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile". 

Giovanni, personaggio austero che vive nel deserto (ma non è un eremita, bensì un predicatore) è perfettamente in linea con l'idea ebraica (e che poi sarà anche quella islamica) di un Dio vendicatore giustiziero, e di un Messia che verrà a spazzare l'aia e buttere nel fuoco i cattivi. E tra questi mette pure farisei e sadducei, gente che pensava di essere a posto con la coscienza perché eseguiva tutti i gesti esteriori del rito. 

Giovanni farà una brutta fine, con la testa mozzata per assecondare i capricci di Erodiade, la moglie del fratello di Erode (Matteo 14). Ma prima di questo, c'è l'episodio di Matteo 11: 

[1-3] Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". 

Certo, si può leggere in vario modo questa domanda di Giovanni. Ma l'idea è che Giovanni si aspettasse questo Messia-giustiziere, ed invece si trova una persona mansueta, che predica amore, tolleranza e frequenta gente equivoca (per dirla con le parole di Gesù stesso, sempre da Matteo 11: "È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.") e quindi gli fa domandare se è proprio lui quello che attendevano, il che è come dire che Gesù non è esattamente quello che si aspettavano. 

La perfezione chiesta da Gesù nulla ha dunque a che vedere con quanto dice Salinger. Gesù chiede di essere aperti, accogliere la sua parola come la terra fertile accoglie il seme del seminatore, essere disposti a migliorarsi, non dire "sono fatto così" e basta, dovete prendermi per quello che sono (e sono il primo a testimoniare che è cosa durissima), né dire "sono già a posto" perché si compiono quattro gesti esteriori. Non che quei quattro gesti non contino nulla: la soluzione "faccio da me perché i riti istituzionalizzati tanto sono vuoti", come la soluzione protestante del rapporto diretto con Dio attraverso solo la Parola sono anch'esse un travisamento totale completamente fuori da quanto chiaramente esplicitato nei Vangeli. Non fosse altro che per il semplice fatto che Gesù di parole ne ha scritte ben poche, e quelle poche le ha scritte sulla terra, affidando i suoi insegnamenti completamente alla trasmissione da parte dei suoi discepoli.

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