Quando abbiamo iniziato a scorgere le spaventose proporzioni del baratro che questa crisi ha palesato (i cui sintomi erano tutti nell'aria, e da anni, ma senza che nessuno di quello che oggi dicono "lo sapevo" ne avessero previsto la magnitudine), la prima idea che mi era venuta è stata "bisogna ridurre l'IVA". E' inutile che il Governo tenti espedientucoli che hanno un sapore tra l'amaro ed il ridicolo, quali il dare 40 euro al mese agli indigenti (è pur vero che per tanta gente quei 40 euro cambiano davvero la vita) oppure pensare di addolcire le tasse sulla tredicesima, quando non si affrontano alla radice i problemi che hanno causato questo stato delle cose. Lo stato delle cose è un'economia che non sta più in piedi. Non si produce più perché le tasse ed i contributi sono troppo alti. Gordon Brown ha immediatamente ridotto al 15% l'IVA in Gran Bretagna, da un già per noi fantascientifico 17,5%. E' con questo tipo di manovre che alla gente torna la voglia di spendere, riportando benzina nel motore che dà il pane a tutta la popolazione. Io spendo decine e centinaia di euro ogni mese acquistando libri, videogames, giochi in scatola, CD, DVD, blu-ray, apparecchi elettronici e molto altro da siti inglesi, tedeschi, americani. Quanto mi piacerebbe acquistare questi beni in Italia. Ma i prezzi (e la qualità dei servizi) non sono nemmeno lontanamente competitivi, anche per colpa dell'IVA (oltre al margine più elevato che i commercianti devono chiedere per pagarsi l'IRES).
In linea con il manifesto einsteniano contro le semplificazioni eccessive, non penso che si possa delineare il quadro complessivo con due parole. Però, almeno per quanto riguarda l'Italia, credo di poter asserire con convinzione che di tutti i fattori che concorrono a deprimere la situazione economica complessiva (con gravi ripercussioni già oggi sui ceti meno benestanti, ma che forse preludono ad una catena che investirà tutti noi), due sono quelli più devastanti: la spesa enorme per il pubblico impiego, e la spesa enorme per le pensioni.
Questi buchi neri che inghiottono la grandissima parte delle finanze pubbliche sono intoccabili. Sulle pensioni si è intervenuti blandamente, con varie faticose riforme, osteggiate duramente dai peggiori nemici dei lavoratori, i sindacati. Gli effetti di questi blandi interventi però li vedremo solo fra decenni. Intanto continuiamo a dare denaro pubblico a baby-pensionati che vent'anni fa hanno iniziato a spillare denaro mentre erano sulla quarantina. Il conto lo pagano anche i pensionati seri, quelli che hanno lavorato davvero, e che oggi qualche volta campano con un tenore vita paragonabile all'accattonaggio. Ma il conto soprattutto lo paghiamo noi tutti che lavoriamo oggi, che subiamo livelli di tassazione intollerabili, che spingono automaticamente chi può all'evasione.
Lo stesso vale per il pubblico impiego, utilizzato per decenni come bacino elettorale. Una massa ipertrofica di persone che svolgono compiti spesso di utilità dubbia o nulla, ipergarantita ed intoccabile. Licenziarli è impensabile. L'unica speranza è quello che si definisce "blocco del turnover": man mano che vanno in pensione, se ne assumono sempre meno per sostituirli. Anche questo, come sappiamo, dà luogo a proteste durissime dall'arcipelago sindacale, che ambisce ad avere Poste che non consegnano in tempi ragionevoli ma "sistemano" un numero inverecondo di persone; compagnie di trasporto marittimo, aereo, stradale e ferroviario che sono le cenerentole d'Europa ma costano più di quelle di altri Paesi efficienti messi insieme; scuole affidate alla buona volontà di una fiumana di persone che porta a casa stipendi da fame e per questo ritiene che lavorare bene (quando ha le competenze ed i mezzi per farlo) sia una concessione che elargisce magnanimamente, e guai pensare di misurarla. Non entriamo poi nei carrozzoni di sanità o - peggio - di enti amministrativi ministeriali, regionali, provinciali, comunali; o degli altri elefantiaci enti statali. Il solo pensare che qualcuno controlli che questa gente sia presente sul posto di lavoro scatena in questo Paese valanghe di proteste, satire feroci, lamentazioni patetiche. Figurarsi se si arrivasse all'idea di verificarne la produttività o la competenza.
Ecco dunque che lo Stato non può ridurre le voci di spesa più consistenti. Anzi, spesso le deve aumentare, poiché l'euro ed altri meccanismi perversi hanno portato a tassi di inflazione reale che rendono impossibile vivere con gli stipendi che cinque anni fa sembravano persino generosi.
L'unica cosa che può fare stare in piedi la baracca è il lavoro di chi produce davvero, di chi paga le tasse con le quali si sfamano le decine di milioni di persone che campano di stipendi e pensioni di Stato. E non voglio dire che i dipendenti pubblici valgano di meno, o che si possa fare a meno di loro in generale. Medici, insegnanti, giudici, forze dell'ordine, persino i politici: quale Paese può andare avanti senza dare massimo onore, trattandole adeguatamente, a queste persone? Ma lo Stato li paga, e le tasse che versa sui loro stipendi sono una partita di giro, le ripaga a se stesso.
Gli statali, infatti, sono in genere favorevoli ad uno Stato dalla fiscalità elevata (tanto loro le tasse le pagano sono formalmente, attraverso questa partita di giro, per mantenere se stessi). Il colmo del ridicolo si tocca quando questi stessi individui, attraverso i loro paladini, si stracciano le vesti se il Governo parifica l'IVA su un bene di lusso quale la TV satellitare. Io, che mi considero benestante, non ho mai fatto un abbonamento a Sky, trovandola cara e voluttuaria. Ma la sinistra, contando sulla facile leva del calcio che tanta passione suscita sulle classi meno colte e più povere, vuole far passare l'idea che Sky sia un servizio non di lusso, persino culturale, e dunque degno di agevolazioni attraverso una tassazione privilegiata.
Da buoni ipocriti statalisti questi, invece di scandalizzarsi perché il Governo non riporta l'aliquota IVA generale almeno al 18% (com'era fino a non molti anni fa), ridando un po' di ossigeno ai contribuenti strozzati, si scandalizzano perché viene tolto un privilegio ai loro amici su un bene di lusso.
Come avere ancora fiducia in questo Paese? Questo è la più grossa delle domande.
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